Produttore
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Si tratta di una delle più celebri cantine dell’Umbria, un vero e proprio monumento enologico di Montefalco. Venne fondata nel 1971 da Arnaldo Caprai, un imprenditore tessile di successo con il sogno di cambiare vita e produrre vino, intuendo le grandi potenzialità di un vitigno allora sconosciuto al grande pubblico, il Sagrantino. Sarà il figlio Marco, a partire dal 1988, a coinvolgere grandi personalità e professionisti del settore per valorizzare al meglio questo vitigno autoctono e rendere la cantina Caprai il fiore all’occhiello e la protagonista indiscussa della propria terra. La grande annata del 1993 rappresenta l’apice di tutto il lavoro e gli sforzi di Marco, facendolo entrare nell'olimpo dei più grandi produttori italiani. Oggi la cantina Arnaldo Caprai e il Sagrantino di Montefalco si possono dire sinonimi. Grazie alla grande popolarità raggiunta in tutto il mondo molti produttori hanno seguito l’esempio di questa importante realtà e il Sagrantino è entrato a pieno diritto sul podio dei grandissimi rossi d’Italia. Questa cantina ha dimostrato come un sogno ambizioso potesse trasformarsi, in forza del profondo legame con la storia e le particolarità del territorio, in bottiglie di altissimo pregio, che riguardano anche espressioni di Montefalco Rosso e Grechetto. Tutti i vini Caprai nascono in una moderna e funzionale cantina sotterranea, completamente ristrutturata nel 1997. Sono qui presenti vasche di acciaio per la fermentazione e tante botti di rovere per l'affinamento: 2.000 barrique francesi provenienti da Allier, Nievre e Vosges e 15 grandi botti di rovere di Slavonia. L’obiettivo di questo lavoro è lo stesso di trent’anni fa: puntare sulla grande ricchezza della tradizione di Montefalco, recuperandola in chiave moderna. Tecnologia, competenza, sperimentazione e innovazione concorrono insieme alla creazione di rossi potenti, corposi e longevi, dotati di grandissima personalità. I numerosi riconoscimenti ottenuti rendono questa cantina un vero e proprio simbolo di eccellenza del territorio umbro, una pietra miliare nella scoperta di un vitigno capace di emozionare come pochi altri, quel Sagrantino accompagnato ad altissimi livelli qualitativi.
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Astoria è un nome molto celebre del Prosecco di qualità, un marchio conosciuto in tutto il mondo. Nato nel 1987 dallo slancio imprenditoriale di Paolo e Giorgio Polegato, appartenenti ad una famiglia di storica tradizione vitivinicola, conta oggi 40 ettari vitati nel cuore di una delle denominazioni più famose d’Italia: Conegliano Valdobbiadene.
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La cantina Avignonesi nasce nel 1974 ed è situata nella DOCG del Vino Nobile toscano, in località Montepulciano. Dal 2009 ha preso un nuovo corso con l’acquisto della cantina da parte di Virginie Saverys, imprenditrice belga, supportata da uno staff di giovani motivati, come l’agronomo Alessio Gorini e l’enologo Matteo Giustiniani. Virginie ha fin da subito dato una svolta verso un’agricoltura naturale, tramite un approccio biologico e biodinamico, in sintonia con l’ambiente, approccio molto impegnativo visto i 200 ettari di vigne della cantina, ma il coraggio ha già dato ottimi frutti. Il parco vigneti di Avignonesi si divide fra otto vigneti a Montepulciano e due a Cortona, con suoli differenti che permettono varietà e sperimentazione in vigna. La filosofia di lavoro sul campo è totalmente incentrata al rispetto della natura, con utilizzo di preparati biodinamici in modo da evitare il più possibile l’immissione di rame e zolfo nel terreno. Erbicidi, pesticidi e fertilizzanti di sintesi sono totalmente banditi, sostituiti dal sovescio tra i filari e tisane fitoterapiche in grado di fortificare le difese naturali della vite. I vini di Avignonesi, complice la conversione biologica e biodinamica, stanno cambiando in meglio di anno in anno, con profumi e sapori sempre più ampi e fedeli al territorio. La cantina, situata nella tenuta Lodola, contiene sia grandi botti di rovere di Slavonia che barriques di rovere francese. La vinsantaia invece, dove il Vin Santo e l’Occhio di Pernice maturano nei “caratelli”, si trova alla tenuta Le Capezzine. Vini di grandissima personalità ed equilibrio, con una batteria di Rossi e Nobili di Montepulciano di eccelsa qualità. Semplicemente straordinario ed imperdibile il Vin Santo, per veri intenditori.
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Bodegas Rey Fernando de Castilla
“Bodegas Rey Fernando de Castilla” deve il suo nome al re Fernando de Castilla “El Santo”, che conquistò buona parte dell'Andalusia nel XIII secolo, e che già allora scoprì le eccezionali qualità del suolo e del clima per produrre vini di livello eccezionale. La storia della cantina inizia nella seconda metà del secolo scorso, nel 1960 per la precisione, quando Fernando Andrada-Vanderwilde, rampollo di una nobile famiglia aristocratica attiva nel settore vitivinicolo da oltre due secoli, acquista alcune cantine nella zona di Jerez per produrre Sherry e Brandy, inseguendo un progetto a lungo termine che lo porterà poi a cedere la cantina a Jan Pettersen, imprenditore norvegese a capo di un gruppo di investitori che ha acquistato l'azienda nel 1999, trasformando il marchio di uno dei più interessanti del DO Jerez / Xeres / Sherry. Nella Bodegas Rey Fernando de Castilla, situata nel centro storico di Jerez, sono conservate vere e proprie chicche enologiche, tesori provenienti da questa famosa regione vinicola spagnola. Distillati della casa, armonici e preziosi, ottenuti partendo da selezionati vini bianchi, che per l’appunto dopo essere stati distillati avviano il loro processo di invecchiamento in nuove barrique di rovere francese e americano, per poi completarsi con un lungo periodo di riposo in botti che hanno precedentemente contenuto vini di Jerez di grande qualità. “Bodegas Rey Fernando de Castilla” produce solo distillati delle categorie più prestigiose, protetti dal Consiglio di regolamentazione del Brandy de Jerez, di cui è socio fondatore. Negli ultimi anni le bottiglie targate “Bodegas Rey Fernando de Castilla” hanno ricevuto i più alti riconoscimenti nazionali e internazionali, confermando la costante vocazione di Bodegas Rey Fernando de Castilla, che è sempre stata, ed è ancora oggi, quella di offrire i prodotti più selezionati di Jerez, presentati in modo elegante e contemporaneo per il consumatore più esigente.
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Bortolomiol è uno dei nomi di maggior spicco del Prosecco, una cantina storica della Valdobbiadene che ha contribuito in maniera rilevante nella valorizzazione del territorio. Venne fondata nel secondo dopoguerra da Giuliano Bortolomiol, giovane diplomato della Scuola di Enologia di Conegliano, e oggi considerato tra i grandi pionieri della spumantistica italiana, maestro del metodo Martinotti o Charmat e grande sperimentatore. Oggi la cantina è guidata dalle sue quattro figlie che hanno affermato con orgoglio una sensibilità femminile nel mondo del vino, impegnandosi anche in progetti umanitari e attività socio-culturali. La cantina Bortolomiol comprende 4,5 ettari di vigneti coltivati ad agricoltura biologica e una vasta rete di soci conferitori uniti in uno stretto sodalizio chiamato progetto Assistenza, volto al continuo aggiornamento tecnico dei vignaioli, all’individuazione dei vigneti più prestigiosi, all’attuazione di un rigido e preciso protocollo ecosostenibile chiamato Green Mark e alla condivisione delle conoscenze per ottenere uve della miglior qualità. Sostenibilità ambientale, impegno ecologico e sociale, rispetto e conservazione della flora e della fauna che popola i vigneti sono i punti fermi della filosofia che guida la produzione. In cantina opera un team altamente qualificato di enologi, impegnati nello studio, nella preparazione di basi spumanti di alta qualità e nei processi di spumantizzazione. Gli spumanti firmati Bartolomiol appartengono a una gamma di alto livello e dal profilo organolettico ineccepibile, frutto di un grande spirito innovativo fondato sulla fedeltà al territorio e alla sua storia. Tutte le tipologie di Prosecco proposte dalla cantina rispondono ai criteri di modernità, finezza e indiscutibile valore: caratteristiche che hanno reso la Valdobbiadene uno dei territori italiani più importanti e apprezzati nel mondo per la produzione di spumanti.
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Fondata nel 1905 da Francesco Bellani, bisnonno dell’attuale proprietario Luca, partendo da una quindicina d’ettari di vigneti, l’azienda Ca’ di Frara si è sviluppata di generazione in generazione fino ai 47 ettari odierni, con una produzione di circa 400 mila bottiglie ripartite su 13 etichette. Il papà di Luca, Tullio, scomparso pochi anni fa, è stato una delle figure di riferimento della viticoltura oltrepadana. Nonostante sia conosciuta soprattutto come azienda spumantistica, Cà di Frara si distingue anche per il suo Riesling e per i vini rossi, capaci di esprimere pienamente le potenzialità della Croatina, vitigno identitario dell’Oltrepò.
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La cantina Ca' Viola fu fondata per passione dall'enologo Beppe Caviola nel 1991 nella nativa Montelupo Albese, piccolo paese delle Langhe, a partire da un piccola vigna di Dolcetto presa in affitto. Un giorno Elio Altare, una star del Barolo già all'epoca, assaggia un Dolcetto che Caviola ha vinificato artigianalmente nel garage dei genitori: ecco come nasce una storia vinicola di grande successo. Oggi Beppe Caviola produce, accanto alle etichette storiche di Barbera e Dolcetto, anche un Barolo, che lui definisce come "il coronamento di un percorso", potendo contare oggi su 14 ettari di vigneti, divisi tra Montelupo e Novello. Le viti di Montelupo arrivano a superare anche i 40 anni di età e sono radicate su pendenze impressionanti, su un terreno affine a quello di Serralunga. Il vigneto di Novello è situato nel piccolo cru di Sottocastello, a 470 metri di altitudine, coltivato a Nebbiolo. La cantina ha sede a Dogliani, in una splendida villa ottocentesca, chiamata Villa Bracco. I vini della cantina Ca' Viola sono veri e propri gioielli preziosi delle Langhe, nati dalla passione e dalla competenza di Beppe Caviola, divenuto in pochi anni, da giovane enologo di successo, a rinomato produttore. Dolcetto, Barbera e Barolo, sono il magnifico frutto dell'uva e del tempo, con pochi interventi in vigna e in cantina.
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L’azienda Canoso nasce nel 1876 quando i terreni della famiglia vengono convertiti da orti a vigneto. La zona di produzione del Soave Classico è legata al suo territorio, e ai suoi dominatori Svevi, chiamati appunto Suaves.
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Cantina Produttori San Michele Appiano
Appiano, alle porte delle Dolomiti, con oltre 1.000 ettari di vigna, è il più grande comune vitivinicolo dell'Alto Adige nel cuore della provincia di Bolzano. I 385 ettari di vigneti dei 330 soci della Cantina sono sparsi su pendii soleggiati, dove la natura offre eccellenti presupposti per la produzione di straordinari vini.
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Il territorio di San Paolo si contraddistingue per la biodiversità naturale degli appezzamenti sui quali sorgono i vigneti. Sui pendii e le colline formatesi durante l’ultima era glaciale si alternano diversi tipi di terreno: qui ogni vitigno trova la sua collocazione ideale.
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La cantina Zaccagnini è ormai una storica realtà vitivinicola dell’entroterra abruzzese, che ha saputo conquistare nel tempo pareri positivi dentro e fuori i confini nazionali. Tutto ha avuto inizio nel piccolo paese di Bolognano in contrada Pozzo, in provincia di Pescara, nel lontano 1978 ad opera della famiglia Zaccagnini. Il motto qui perseguito, sin dalle prime vendemmie realizzate, è quello della ‘qualità totale, dal grappolo al vetro’, grazie al quale questa cantina a conduzione famigliare è riuscita a crescere in maniera rapida e costante. Oggi conta 300 ettari vitati, con una produzione annuale che tocca punte di 3 milioni di bottiglie; nonostante però questi numeri grandi e considerevoli, Marcello Zaccagnini cerca di curare e controllare con precisione ogni fase della produzione. Le varietà coltivate sono quelle classiche del territorio abruzzese, con Pecorino e Passerina che vestono il ruolo di protagonisti per quanto riguarda le varietà a bacca bianca, seguite dal Trebbiano Abruzzese; per le varietà a bacca rossa è certamente il Montepulciano a fare la parte del leone in vigna, seguito da Cabernet Franc e dal Cannonau. In vigna viene adottata un’agricoltura convenzionale, ma si pratica parallelamente la lotta integrata. Tutte le vinificazioni in cantina sono svolte prima in serbatoi di acciaio inox termoregolati per poi continuare, soprattutto per i rossi, in botti di legno o in barrique. Grazie alla consulenza agronomica e enologica di Concezio Marulli, di cui la Zaccagnini cantina da sempre si avvale, le etichette di casa si posizionano anno dopo anno, tra i gli esempi più fulgidi e brillanti della tipologia. Le cantine Zaccagnini da sempre uniscono il fare vinicolo all’arte, con la convinzione che il vino e l'opera artistica rappresentino due forme di piacere ugualmente eterno, in grado di mettere a nudo i segreti della vita. Camminando tra i filari e curiosando in cantina è possibile ammirare opere di grandi artisti e l’etichetta stessa che troviamo in tutte le bottiglie è stata realizzata da Pietro Cascella. Una realtà da scoprire lentamente, con la consapevolezza che ogni calice dei vini cantina Zaccagnini sarà ricco di territorialità, qualità e espressività, vendemmia dopo vendemmia.
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Competenza antica e gestione moderna e attenta all’evoluzione del mercato unite nel recente accordo siglato fra Casa Gheller e Fratelli Rinaldi Importatori per la distribuzione in esclusiva del Prosecco. Casa Gheller prende il nome da una storica famiglia di viticoltori in Valdobbiadene (Tv) che producevano con attenzione e competenza vini di particolare qualità.
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Nel 1800 Carlo Marchisio, detto il Carlòt, era il padrone unico delle terre che circondavano la cascina che ancora oggi porta il suo strano nome. Non avendo eredi maschi, nel 1920, conferisce la loro gestione a Mario Mo - il nonno dell'attuale proprietario Claudio Mo - che successivamente acquista la cascina. Dei quattro figli di Mario, solo Giovanni e Angelo subentrarono nella gestione della fattoria. Arrivando ai giorni nostri, le vicende familiari hanno fatto ricadere l'eredità su Angelo e successivamente su Claudio, che con orgoglio porta avanti il percorso iniziato da suo nonno. Oggi, con l'aiuto della moglie e dei genitori, si prendo cura dei 7 ettari condotti a vigneto, dei noccioleti e dell'orto: la sua terra con la quale vive in sintonia perché l'ascolta comprendendo le sue esigenze
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La cantina Castellare di Castellina nasce dalla passione e dall'intuito di Paolo Panerai e rappresenta una delle realtà più affermate della Toscana. Sin dagli anni '70 ha potuto beneficiare del preziosissimo contributo di Alessandro Cellai, agronomo ed enologo, vera forza trainante dell'azienda. Il rapporto diretto tra la cantina Castellare e il territorio viene sapientemente miscelato con una costante ricerca dell'innovazione e della qualità, con l'obiettivo di produrre bottiglie di assoluto pregio. L'obiettivo, a giudicare dai numerosi riconoscimenti ottenuti dai vini Castellare, è stato raggiunto in pieno e ha portato questa realtà toscana ai vertici della produzione italiana. Sodi di San Niccolò è il vino più importante prodotto da Castellare, un vino che ha saputo ottenere il massimo delle valutazioni da tutte le principali guide. Si tratta di un unione di Sangiovese, in larga parte, con Malvasia Nera, proprio i due vitigni autoctoni su cui Castellare basa tutta la propria attività. Oltre a questa storica bottiglia, Castellare di Castellina produce un Chianti di primissimo livello, anch'esso pluripremiato e riconosciuto tra i migliori nella propria tipologia. Le etichette che compaiono sulle bottiglie sono divenute celebri e riproducono, anno dopo anno, esemplari di uccelli in via d'estinzione. Il punto che accomuna tutte le bottiglie di Castellare è l'eleganza che il vino sa sprigionare nel bicchiere, un'eleganza che unisce uno straordinario livello qualitativo ad un legame strettissimo con la propria terra. Non resta che assaporare un sorso di vino e lasciarsi conquistare dalla pregevolezza che avvolge il vostro palato: questo è il modo più rapido e gustoso per comprendere la grandezza dei vini Castellare.
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Il Castello di Ama è un’azienda nata negli anni settanta per opera della famiglia di Lorenza Sebasti e di Marco Pallanti, che ispirati dai paesaggi pittoreschi del Chianti hanno voluto far rifiorire una zona già storicamente affermata. Situata ad Ama, nel comune di Gaiole in Chianti, nella provincia di Siena, l’azienda consta di cinque favolosi vigneti lungo 89 ettari avvallati intorno all’abitato. Posti a quasi 500 metri di altezza sul livello del mare, i terreni sono caratterizzati da esposizioni e strutture differenti, cui corrispondono nomi coniati dalla tradizione, ispirati dai villaggi circostanti o dalle caratteristiche locali: mentre il Vigneto “Bellavista” si estende su un terreno sassoso, argilloso e calcareo viene investito dal calore del sole a sud-sudovest, il Vigneto “La Casuccia” è esposto a ovest-sudovest e ha un suolo fortemente argilloso attraversato da scheletro, il Vigneto “San Lorenzo” ha nel suo cuore una chiesetta del quattrocento, che si erge su una terra calcarea guardando al sole a est-sudest, il Vigneto “Bertinga” ha un suolo variegato che si apre per lo più a ovest e, per ultimo, il Vigneto “Montebuoni” ha una composizione estremamente variegata estendendosi a sud-sudovest. La storia del Castello di Ama come culla della produzione vinicola ha inizio nel settecento, epoca in cui era già stato segnalato come il "miglior luogo del Chianti per i vini" dal granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, che andò in visita ad Ama nel 1773 e ne tesse le lodi al governo della Toscana. Una targa ricorda queste parole di ammirazione, che proseguivano dicendo che “Intorno al castello d’Amma vi sono le colline e le valli più belle di tutto il Chianti, coltivate a meraviglia con terreni fertili a grani, ulivi e vigne bellissime” per sottolineare poi come “Le vigne di Ama sono ben esposte, assolate, tutte tenute come giardini: questa parte è la più fertile e la più rinomata del Chianti”. L’eccellenza dei tempi d’oro è tornata oggi più splendente che mai, come testimoniato dai premi che l’hanno incoronata: mentre il proprietario Marco Pallanti è stato insignito del titolo di Enologo dell’anno nel 2003 dalla Guida dei Vini Gambero Rosso, per i due mandati successivi, dal 2006 al 2012, gli è stato assegnato il titolo di presidente del Consorzio del Chianti Classico e nel 2005 l’azienda è stata insignita come la Migliore dell’anno.
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Alle porte di Castiglione Falletto, nel cuore della zona del Barolo, si trova la Tenuta Vinicola Cavallotto, che si estende su una superficie di 25 ettari, 23 dei quali vitati. I fratelli Alfio, Giuseppe e Laura Cavallotto, affiancati dal padre Olivio e dallo zio Gildo, conducono fin dal 1928 questa azienda storica sempre capace di aggiornarsi, pur rimanendo saldamente ancorata alle tradizioni vitivinicole della sua storia che l’hanno sempre vista capace di produrre vini veri, fiera espressione di questo territorio unico.
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Clara Marcelli è una realtà vinicola nata nel 1992 che affonda le sue radici storiche e produttive nelle dolci colline marchigiane del Piceno, in provincia di Ascoli Piceno. Alle redini di questa realtà troviamo Emanuele e Daniele Colletta che, piuttosto che puntare sulle luci dei riflettori e sulla pubblicità mediatica, hanno preferito nel tempo concentrarsi sul lavoro duro in vigna e in cantina. Oggi possono vantare ben 35 ettari di proprietà, di cui solo 14 vitati e il resto coltivato a seminativo, uliveti e in parte boschi. Grazie agli ulivi, l’azienda può vantare anche una piccola produzione di olio extra vergine di oliva. Il luogo in cui nasce la cantina Clara Marcelli è caratterizzato da un microclima unico ed eccezionale per la produzione di vino di qualità. Le vigne, poste a un’altitudine di 280 metri sul livello del mare, godono delle brezze che provengono dall’Adriatico e delle escursioni termiche generate dalla vicinanza dell’Appennino. I terreni sono per una minima parte argillosi e per la quasi totalità tufacei con aggregazioni compatte di arenaria ricca di fossili. La filosofia produttiva dei fratelli Colletta prevede di dare vita a vini il più possibile rappresentativi della potenzialità del territorio, nel pieno rispetto dell’ambiente utilizzando i principi dell’agricoltura biologica. Da anni si affidano alla consulenza agronomica e enologica di Marco Casolanetti, della cantina Oasi degli Angeli, artefice giovane e talentuoso di espressioni vinicole vere e autentiche del territorio marchigiano. Le varietà coltivate sono quelle tipiche della zona, Montepulciano e Sangiovese per i rossi, Pecorino e Passerina per i bianchi. Le vendemmie sono svolte manualmente, dopo un’attenta selezione dei grappoli già in vigna, in modo tale da portare in cantina solo la materia prima migliore una volta raggiunta la piena maturazione. Col tempo la cantina è cresciuta e si è modernizzata ampliando gli spazi e reinnestando nel Vigneto Rocchetta le barbatelle di Montepulciano, i cui cloni risalgono agli anni Settanta. Oggi Clara Marcelli può vantare una sala di vinificazione ampia, moderna e funzionale, atta a dar vita a una gamma di prodotti sempre più di qualità elevata.
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Còlpetrone è la più giovane delle realtà di Tenute del Cerro, fondata nel 1995 è ben presto diventata una delle Cantine più importanti nel comprensorio di Montefalco. Il podere è la bandiera umbra del gruppo vinicolo di tenute gemelle, confermando ancora una volta come la loro produzione sia orientata alla valorizzazione dei territori più vocati della nostra penisola. Nonostante sia l'ultima arrivata, Còlpetrone si è distinta già dalle prime vendemmie per una produzione apprezzata sia dal pubblico che dalla critica, portando ad un ulteriore espansione dei territori e acquisizione di nuovi vigneti. Còlpetrone si estende nel cuore umbro di Montefalco con circa 63 ettari vitati, destinati alla coltivazione di varietà autoctone più caratteristiche come il Sagrantino, uno dei vitigni più antichi d'Italia, e il Grechetto, ma anche Sangiovese e Merlot. Scrupoloso quanto il lavoro in vigna, prosegue in cantina un processo di vinificazione che possa garantire la migliore espressione delle uve, sotto la guida degli enologi Raffaele Pistucchia e Riccardo Cotarella. Nel 2005, inoltre, è stata edificata una nuova cantina, parzialmente inglobata nel versante collinare della tenuta, al fine di assicurare il miglior controllo di temperatura e umidità e al contempo il minimo impatto ambientale. Còlpetrone, nonostante la sua relativamente giovane età, ha saputo riscoprire e valorizzare il legame millenario tra queste terre e la tradizione di produzione vinicola. Le grandi potenzialità della regione erano infatti già conosciute in epoca etrusca e romana, tempi in cui le viti erano talmente preziose da essere coltivate all'interno delle mura fortificate della città, nelle quali venivano riservate ampie aree non edificate. La Cantina sembra essere ben consapevole dell'antichissima eredità del comprensorio di Montefalco, ricercando costantemente di garantire continuità con un tale patrimonio. Lo sforzo si riconosce distintamente nel bicchiere, al sorso di una produzione di nicchia estremamente elegante, che si rivela per una notevole intensità e complessità. La Cantina è indubbiamente un'impeccabile ambasciatrice delle Tenute del Cerro in Umbria.
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La cantina Contratto ha una storia antica e prestigiosa che affonda le radici nel lontano 1867, quando Giuseppe Contratto decise di produrre i primi spumanti e costruire quella straordinaria cantina sotterranea, nota oggi come la “Cattedrale del Vino”. Riconosciuta come la più vecchia produttrice di Metodo Classico in Italia, la tenuta vanta, il primato di essere stata, nel 1919, la prima realizzatrice di uno spumante secco millesimato, prodotto solamente a partire da uve Moscato
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Sostenibilità, pratiche biodinamiche, armonia delle fasi produttive ed empatia con tutte le forme di vita sono i valori che guidano l’azienda agricola Corte Sant’Alda al fine di determinare le condizioni idonee per ottenere vini emblematici e di alto valore. L’azienda, guidata da Marinella Camerani, una donna piena di talento e con le idee chiare, assieme al marito Cesare e alla figlia Francesca, può vantare un vigneto che raggiunge i 20 ettari, condotto a regime biologico e impiantato su una terra ricca di depositi calcarei. In fase produttiva, il rispetto per la natura e l’attenzione all’equilibrio dell’ecosistema si coniugano con l’innovazione e la sperimentazione: oltre a botti di diversi legni, a vasche di cemento di ogni forma, il desiderio di migliorare e di superare ogni aspettativa ha previsto anche l’uso di vasche di vetroresina e di anfore. I vini di Corte Sant’Alda si caratterizzano per una raffinatezza fuori dal comune e per un’accuratezza stilistica che è frutto di talento e ricerca, ma soprattutto di una filosofia impegnativa che persegue l’equilibrio e l’armonia in ogni fase, dal lavoro in vigna alla degustazione nel bicchiere.
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Nelle splendide colline teramane che si affacciano sulla Val Vibrata a ridosso del mare Adriatico è situata l'azienda vitivinicola biologica De Angelis Corvi. L'azienda ha un'estensione di 13 ha. con una superficie vitata di 7 ha. a Montepulciano d'Abruzzo e 2 ha. a Trebbiano, Malvasia e Passerina. I vigneti sono tutti annessi alla cantina ad un'altitudine di circa 250 mt. sul livello del mare, con esposizione sud - sudest - sudovest, con sistema di allevamento a spalliera - cordone speronato con una densità di 5000 ceppi per ha. La raccolta delle uve viene effettuata a mano in cassette da 20 kg, con accurata selezione. La vendemmia è condotta con metodi da agricoltura biologica e si avvale della consulenza dell'agronomo Renato Ragnoli e dell'enologo Goffredo Agostini, coordinato dall'enologo Attilio Pagli.
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Domaine de Montille è quella che i francesi chiamano una “maison de negoce”, che fa capo alla famiglia di Etienne ed Alix de Montille, il cui nome è indissolubilmente legato a Domaine du Château de Puligny-Montrachet. Per filosofia la maison de negoce de Montille acquisisce uve da vignaioli che hanno parcelle prestigiose nelle diverse denominazioni della Borgogna, per creare dei vini bianchi di altissima qualità, accuratamente vinificati nelle cantine del Domaine de Puligny-Montrachet secondo i classici dettami che caratterizzano i de Montille: attenzione in fase di raccolta manuale, pressature soffici ben tarate grazie alle presse pneumatiche, fermentazione in legni di diverse dimensioni, affinamenti in legno di Allier con piccole percentuali di legno nuovo che di solito si aggirano intorno al 10% a cui segue sempre un affinamento in acciaio per ulteriori mesi, da 4 a 6 tipicamente, per mantenere un ottimo equilibrio nei vini che vogliono essere eleganti e fedeli al territorio. La scelta dei terreni tiene anche conto delle modalità agricole che sono sempre perlomeno biologiche se non biodinamiche. La Maison de Montille è comunque pienamente parte dell’azienda di famiglia e, per questo motivo, non si limita all’acquisto delle uve ma ne cura anche la vendemmia in modo da poter garantire la qualità data dal proprio nome. Le bottiglie prodotte da Maison de Montille sono quindi arrivate ad essere 75 - 80.000 con etichette che spaziano per tutta la Borgogna, ivi incluse quelle denominazioni che si tende colpevolmente a dimenticare, per cui non solo Chablis, Puligny-Montrachet e Mersault ma anche Saint Roman, Rully, Saint-Aubin, Poully Fuissé, Montagny, Pernand-Vergelesses, Auxey Duresses e altre. L’attenzione di Alix de Montille al vino ed alla terra non deriva solo dal padre, con la grande esperienza nei vini rossi, ma anche dal fatto di essere la moglie di Jean Marc Roulot considerato a ragione uno dei più grandi produttori di vini bianchi della Borgogna e, quindi, del mondo.
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Dominio del Águila è una cantina a conduzione familiare sita a La Aguilera, un piccolo villaggio nel Ribera del Duero, e gestito da una coppia formata da Jorge Monzón e Isabel Rodero, vignaiolo e architetto, rispettivamente. Dal 2010 hanno unito i loro sforzi per fare avverare un sogno. La cantina si trova all'interno del "Consejo Regulador de la Denominación de Origen Ribera del Duero" e all'interno del "Consejo Ecologico de Castilla y León", l'istituzione che regola i vini biologici. Il loro bene più grande è la vigna, possiedono 30 ettari di viti molto vecchie, coltivate in modo biologico, oltre a 5 ettari supplementari relativamente giovani (sotto i 50 anni). Sono fornitori di uve di alcune delle principali aziende vinicole della regione da più di 10 annate. La loro passione è la vigna! Jorge proviene da una famiglia di vignaioli. I suoi studi si sono basati sul "suolo, viticoltura ed enologia" presso le Università di Bordeaux e Borgogna. Ha lavorato con aziende vinicole prestigiose come Romanée-Conti per più di due anni. Ha lavorato anche in Spagna nel Gruppo Vega per un anno e, come direttore tecnico di Bodegas Arzuaga Navarro-per nove anni. Dal 2013 lavora a tempo pieno in Dominio del Águila.
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Don Papa è il rum prodotto, a partire dal 2011, nell’isola di Negros, che rappresenta da sempre la riserva di zucchero di tutte le Filippine. Grazie alla perfetta combinazione di clima, coordinate geografiche e fertilità del terreno vulcanico, sull’sola di Negros si coltiva una canna da zucchero di primissima qualità, tra le migliori al mondo; da queste si è cominciato allora a produrre un rum ricco e morbido, presto entrato a far parte della hit parade dei grandi rum. Questo grande rum filippino è dedicato al personaggio storico di Don Papa, eroe nazionale. Il suo vero nome era Dionisio Magbuelas e, da fattore in una piantagione di zucchero, divenne il leader di un gruppo di ribelli, assumendo un ruolo di primo piano nella lotta per l’indipendenza dal dominio spagnolo alla fine del XIX secolo. Il rum Don Papa incarna lo spirito ribelle e rivoluzionario del suo ispiratore, assieme a un profondo senso di giustizia e di coerenza. Si tratta di un distillato che sta rivoluzionando l’esperienza di bere rum, ponendosi al livello altissimo dei più grandi rum caraibici.
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La famiglia Perrone produce Moscato d'Asti sulle splendide colline di Castiglione Tinella dalla fine dell'Ottocento. Oggi, dopo ben 4 generazioni, Stefano e sua moglie Giulia, che hanno preso le redini della cantina dal 1989, portano avanti la tradizione di famiglia con passione e slancio, con il preciso obiettivo di produrre vini di qualità che siano espressione di singoli vigneti. Le vigne della cantina Elio Perrone sono distribuite su due zone differenti: una parte attorno alla sede storica, su terreni vocati alla coltivazione di Moscato; il resto a Isola d’Asti, dove la Barbera fa la parte del protagonista. In particolare, nella zona di Mongovone si possono ammirare vigne con ceppi alla soglia dei 100 anni!!! Le viti sono impiantate in un terreno collinare, in condizioni favorevoli di soleggiamento, ad una altitudine di 360 metri sul livello del mare. A questo fantastico panorama, situato tra le Langhe e il Monferrato, fatto di boschi e vigneti, Cesare Pavese ha dedicato alcune delle sue indimenticabili pagine. La produzione della cantina Perrone è oggi diversificata tra Moscato d'Asti espressivi e legati alle tradizioni monferrine e Barbera di grande classe. Si tratta di perle enologiche nate da un sapere secolare e dallo spirito dinamico e innovativo di Stefano e Giulia: una storia d'amore e di buoni vini, che speriamo duri molto a lungo.
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La cantina Pepe nasce alla fine dell’Ottocento, quando Emidio Pepe, nonno dell’attuale proprietario, trovò nelle colline di Torano l'habitat ideale per i due principali vitigni abruzzesi: il Trebbiano e il Montepulciano. Già nel 1944 suo figlio Giuseppe si era fatto conoscere in tutta la zona per la qualità del suo vino sfuso. Vent’anni dopo toccò al nipote Emidio ereditare la terra e le conoscenze per elevare il Trebbiano ed il Montepulciano alla prova della bottiglia, tanto che la cantina di Torano Nuovo verrà descritta dal grande Mario Soldati. Dal 1964 la cantina Pepe è divenuta simbolo di espressione territoriale e longevità, grazie all’instancabile attività di Emidio e di sua moglie Rosa. Da qualche tempo anche le figlie Daniela e Sofia, con il contributo della nipote Chiara, stanno mettendo in pratica i segreti appresi dai genitori per mantenere intatto il patrimonio vitivinicolo della cantina, seguendo la via biologica prima ancora che questa fosse certificata da un timbro istituzionale o divenisse una moda. Oggi la cantina Pepe è gradualmente passata dal metodo biologico a quello biodinamico: Emidio, grazie a 50 anni di vendemmia alle spalle, ha saputo regolare in maniera perfetta nutrimento delle piante, lavorazione del terreno, potatura e vegetazione delle viti, limitando ogni tipo d’intervento in vigna ed in cantina. I 15 ettari di prorpietà di Emidio Pepe si trovano in un panorama mozzafiato, con il mare a pochi chilometri ed il Gran Sasso alle spalle, con terreni argillosi e calcarei ed un microclima ventilato econ buone escursioni termiche. Non si utilizzano prodotti invasivi, non si usano lieviti selezionati per innescare la fermentazione alcolica e non si aggiungono enzimi per favorire la genesi dei profumi. Sia in vigna che in cantina, infatti, si utilizzano solo prodotti naturali come cristalli di rame, zolfo di miniera e preparati biodinamici. Questa è la filosofia che la famiglia Pepe applica passo passo nel processo che conduce alla produzione del suo vino, sempre vinificato in cemento con affinamenti senza uso di botti di legno in cantina. Emidio Pepe è una grande cantina familiare che negli anni ha saputo mantenere costante una qualità produttiva assolutamente ineccepibile, riuscendo in ogni annata a rappresentare il terroir e il fascino dell'Abruzzo in ogni sua bottiglia.
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La cantina Enrico Serafino nasce da un atto di forte volontà e di grande coraggio ispirato dall’amore per il vino. Infatti, Enrico Serafino proveniva da una famiglia di produttori di pasta di Romano Canavese, senza alcun legame con il mondo del vino. L’attuale famiglia proprietaria, Krause Gentile, ha rinnovato l’originale atto di volontà del fondatore facendo propri l’attenzione per i dettagli, l’anima artigianale e il rispetto per le generazioni future che distinguono i vini della Enrico Serafino sin dal 1878.
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Eros Buratti è un affinatore di formaggi, professione antica, che fa parte ella tradizione delle nostre zone, circondate dal verde dei pascoli di montagna. Il nostro territorio è ricco di piccole aziende che artigianalmente si dedicano alla produzione lattiero-casearia, mettendo al vertice delle priorità la qualità, l’accuratezza nella selezione delle materie prime, la conoscenza e la competenza nella scelta dei prodotti da immettere sul mercato. L’affinatore, come spesso dice anche Eros, è colui che porta il formaggio “dall’asilo, all’università”, dalla cantina di stagionatura, alla tavola.
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La cantina Falkenstein nasce nel 1995, quando Bernadette e Franz Pratzner decidono di abbandonare la coltivazione delle mele per dedicarsi esclusivamente alla coltivazione delle viti, producendo le prime 600 bottiglie. In pochi anni di attività Falkenstein si è piazzato ai vertici dell’espressione atesina e nazionale del Riesling, grazie soprattutto a Franz, ormai divenuto un risoluto vignaiolo e un abile vinificatore. Oggi sono Franz e Bernadette a gestire la struttura vinicola, grazie anche all'aiuto di alcuni collaboratori. Di fianco a questa si trova il maso familiare, con la locanda gestita dal fratello Peter, in una posizione ben esposta al sole sul versante nord della Val Venosta. La pendenza dei vigneti della cantina Falkenstein è impressionante e in taluni tratti raggiunge il 50-60%, mentre i filari trovano posto su piccole terrazze sorrette da muretti a secco. Sono il riesling e il pinot bianco a occupare le posizioni più alte delle vigne. Una curiosità: tutti i vini sono imbottigliati con il tappo a vite, perché Franz è convinto che in questo modo si riesca ad avere un vino sempre pulito e corretto.
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La Fattoria Coroncino di Lucio Canestrari e di sua moglie Fiorella Di Nardo nasce 1981 a Staffolo, in provincia di Ancona. Sin dall’inizio i coniugi Canestrari hanno coltivato i vigneti, che in origine non superavano i tre ettari di superficie, in agricoltura biologica: inerbimento, nessuna concimazione e bassa solforosa sono solo alcuni dei cardini attorno ai quali ruota tutta l’attività aziendale, dalla vigna fino all’imbottigliamento. Oggi le vigne della Fattoria coprono in totale 17,5 ettari, dislocati fra i 250 e 400 metri sul livello del mare. 9,5 ettari si trovano nei cru Coroncino, Cupramonata e San Paolo di Jesi, che sono fra i terroir più vocati per la coltivazione del Verdiccio dei Castelli di Jesi Classico, forse a causa della natura del terreno ricco di marna calcarea. I proprietari amano precisare di non appartenere a nessuna associazione e di essere liberi di fare il vino come piace a loro, piacevole, leggero e ricco degli aromi di questa terra. Per riassumere questa filosofia produttiva i Canestrari hanno adottato dal romanesco il motto che compare su tutte le loro retro-etichette: “’ndo arivo metto ‘n segno”. La produzione annua della Fattoria è mantenuta volutamente bassa per privilegiare al massimo la qualità a discapito della quantità; l’uva è vendemmiata in maturazione molto avanzata, rigorosamente selezionata in modo manuale, la pigiatura è soffice, per non disperdere gli aromi, e la fermentazione avviene a temperatura controllata per ottenere il massimo della qualità.
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Fattoria dei Barbi è una solida realtà vinicola di Montalcino che fonda le sue radici nel Medioevo. La famiglia Colombini, proprietaria della cantina, può infatti vantare una lunga tradizione nobiliare senese e possiede vigneti a Montalcino dal 1352. Il recupero di questi terreni, a partire dalla fine del XVIII secolo, portò alla fondazione della cantina, a cui si devono importanti primati, come quello della promozione e valorizzazione del Brunello di Montalcino in tutto il mondo a partire dagli anni ’60 del Novecento. Oggi Fattoria dei Barbi è guidata da Stefano Cinelli Colombini, un grade produttore che è stato in grado di assumere su di sé la responsabilità di una grande eredità proiettandola verso il futuro. Il suo lavoro consiste infatti nel conciliare la tradizione ad un’apertura alla modernità attraverso continue sperimentazioni e un uso calibrate della tecnologia. I 75 ettari vitati di proprietà, situati tra i 250 e 450 metri di altitudine su terreni ricchi di galestro, sabbia e argilla, sono coltivati favorendo un’alta densità d’impianto e rese per ettaro contenute, in modo da garantire l’alta qualità delle uve. Dal 1997 agli storici possedimenti di Montalcino si è aggiunta una proprietà di 28 ettari nella Maremma, l’Aquilaia dei Barbi, acquistata da Stefano prima che gli investimenti nel territorio diventassero una moda. Fattoria dei Barbi, forte di un consistente parco vitato, produce ogni anno circa 800.000 bottiglie, di cui 200.000 solo di Brunello, proposte ad un prezzo molto competitivo. Questi vini sono caratterizzati da uno stile tipico e territoriale, con una pulizia aromatica tutta moderna e hanno un rapporto qualità/prezzo che conosce pochi pari nello splendido territorio di Montalcino
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La Fattoria Nicolucci è una delle realtà vinicole più antiche e prestigiose del Sangiovese di Romagna: un nome di assoluto valore radicato dal 1885 a Predappio Alta, tradizionalmente considerata come una delle migliori zone di produzione del Sangiovese. Oggi questa realtà familiare, anticamente conosciuta come Fattoria Casetto dei Mandorli, è guidata con passione da Alessandro Nicolucci, erede di una tradizione secolare e di un nome divenuto un grande punto di riferimento, un simbolo della Romagna. La Fattoria Nicolucci ha saputo, nel corso degli anni, innalzare la qualità della tradizionale Sangiovese di Romagna, puntando sulla pulizia aromatica, sull’eleganza, su una ben calibrata potenza e sulla tipica espressività romagnola. Questa eccellenza è dovuta innanzitutto alla particolarità dei vigneti di proprietà: 12 ettari collocati a oltre 300 m di quota su terreni minerali solfurei, ricchi di argilla, calcare e zolfo. Qui si coltiva da secoli un particolare tipo di clone di Sangiovese ad acino piccolo che prende il nome di Predappio. I vini della Fattoria Nicolucci sono prodotti con metodi tradizionali e ben consolidati da un antico sapere custodito e tramandato in famiglia generazione dopo generazione, che prevede affinamenti in botte grande in grado di esaltare tutte le raffinate note vegetali e minerali tipiche del territorio. Il celebre Sangiovese di Romagna Riserva “Vigna del generale” è il grande rappresentante di una gamma di vini rossi da annoverare tra le più eleganti e raffinate espressioni vinicole di tutta la Romagna.
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La Fattoria di Felsina, circondata da viali di cipressi, è un luogo storico della viticoltura toscana. Tutto cominciò nel 1966, quando Domenico Poggiali, imprenditore ravennate, acquistò la tenuta investendo tutto sulla qualità del vino e sul lavoro di molti giovani promettenti: un atto estremamente coraggioso in quel momento, vista la difficile situazione in cui la viticoltura italiana versava in quegli anni. La storia della fattoria di Felsina è una storia di alti ideali, di legame con la tradizione e di determinazione. Grazie alla collaborazione di Giuseppe Mazzolin, professore di latino e greco, e alla sua ampia cultura umanistica, all'amicizia con Luigi Veronelli e al lavoro dell'enologo Franco Bernabei, Felsina contribuì in maniera rilevante ad accrescere la cultura del vino in Italia e all'estero, raggiungendo importanti riconoscimenti internazionali. Oggi è guidata da Giovanni Poggiali, figlio di Domenico, impegnato, insieme alla figlia Caterina, a proseguire e ad accrescere l'eredità del fondatore I vini della fattoria di Felsina sono il dono di un territorio estemamente vocato, considerato come "terra di confine". Stiamo parlando di Castelnuovo Berardenga, uno dei comuni più meridionali del Chianti Classico: solo la metà del suo territorio rientra infatti nella denominazione. Qui finisce il Chianti e inizia la campagna senese, con le sue famosissime Crete. Appartenenti al Chianti Classico, oppure compresi nel territorio dei Colli Senesi, i vini rossi di Felsina sono i frutti di una storia importantissima dell'enologia italiana, frutti che non smettono, ancora oggi, per fortuna, di stupire e di farci sognare.
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L'azienda Fiasconaro è nata negli anni cinquanta, ormai sono arrivati alla quarta generazione aumentando gli standard dei propri prodotti di anno in anno. Colui che diede la svolta a questa azienda fu Nicola Fiasconaro, maestro Pasticciere, che ebbe l'idea di successo di puntare su un dolce tipico del nord "Il panettone", Il punto di forza di quest'attività. La sua dedizione e duro lavoro hanno portato a Nicola, sebbene fosse già un pasticciere pluripremiato, ad ottenere persino nel 2020 il titolo di cavaliere del lavoro dato dal presidente della repubblica Sergio Mattarella in persona, un'onorificenza che racchiude la storia di un'intera famiglia che ha dedicato anima e corpo alla pasticcieria.
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La Tenuta Fontodi si trova nel cuore del Chianti, nella valle a sud di Panzano, nella cosiddetta Conca d’Oro; qui troviamo un terroir rinomato da sempre per la sua vocazione alla coltivazione della vite, in particolare il Sangiovese, grazie ad una combinazione perfetta di altitudine, composizione del terreno, luminosità e microclima. Fontodi è stata acquistata nel 1968 dalla famiglia Manetti, una famiglia dedita da secoli ad un’altra attività tipica del Chianti: la produzione di ceramica e terracotta. Infatti è a Domiziano e Dino Manetti che si deve la produzione delle tegole usate per la ristrutturazione della cupola del Duomo di Firenze ed anche per la pavimentazione del Museo degli Uffizi. Nel 1980 l'intera famiglia si trasferisce nella villa della tenuta, che sino ad allora era stata utilizzata come casa di campagna, e qui i figli Giovanni e Marco incominciano ad interessarsi al vino, supportati dall'enologo Franco Barnabei. Con le uve della vendemmia del 1980, accanto ai vini tradizionali, nasce il "Flaccianello della Pieve", che riporta in etichetta la croce della pieve di San Leolino, prodotto con metodi assolutamente nuovi rispetto alla cultura tradizionale, che riscuote un enorme successo. Fontodi oggi rappresenta una cantina capace di esprimere in ogni bottiglia tutta l’essenza del terroir della Conca d’Oro, grazie anche da una gestione biologica del vigneto e da un indirizzo in cantina, da anni nelle mani di Franco Bernabei, in grado di sottolineare al massimo le doti dei cru aziendali.
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La cantina Fonzone è nata nel 2005 dal coraggio di Lorenzo Fonzone Caccese, ex chirurgo datosi alla viticoltura per amore del territorio irpino. Questa realtà vinicola, giovane e dinamica nella squadra e futuristica nelle linee dell’architettura, sorge a Paternopoli, sul colle Scorzagalline. Non è un mistero che in pochi anni Fonzone sia riuscita a divenire un punto di riferimento per l’intera area, grazie al carattere e alla fragranza dei suoi vini. Nei vigneti di Fonzone, situati nella sottozona Colli Taurasini su suoli prevalentemente argillo-calcarei e circondati da boschi, troviamo vigne di Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco. L’agricoltura è di tipo sostenibile, con inerbimento di erbe spontanee e senza uso di diserbanti, seguendo i dettami della lotta integrata. Le correnti d’aria serali rendono poi perfette le condizioni climatiche, connotando positivamente tutti i frutti del lavoro in vigna. La cantina di Fonzone ospita al suo interno una bellissima barricaia dal pavimento rosso fuoco. Qui il lavoro è affidato all’abile maestria di Arturo Erbaggio, garante di vini freschi e dal gusto profondo e veritiero.
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La cantina Gaja nasce nel 1859 a Barbaresco, nel cuore delle Langhe, ed è da sempre riconosciuta come uno dei nomi-simbolo nella produzione di vino Barbaresco. Dal fondatore Giovanni sino ad Angelo Gaja, questa famiglia ha saputo imporsi nel panorama vinicolo mondiale grazie ad una ricetta ben precisa: la ricerca della qualità. Il Piemonte è una delle regioni più vocate per la produzione di grandi vini, dove il Nebbiolo assume spesso i contorni della poesia, ma il terreno ovviamente non basta: è necessaria la passione e la competenza di grandi uomini. E il nome Gaja fa certamente parte di questa categoria. Angelo Gaja, il nonno, negli anni '60 ha avuto il merito di rinnovare le tradizioni e importare nuove tecniche produttive: dall'abbattimento della produzione per ettaro ad un maggior controllo della temperatura di fermentazione, fino ad un attento uso della barrique e l'utilizzo di tappi più lunghi. In questo modo, Gaja ha saputo restare al passo con i tempi, senza cadere nell'errore di fossilizzarsi nel solco della tradizione. Un successo, quello di Gaja, costruito con intelligenza e intuizione, ereditato dal rigore e dai sacrifici dei predecessori e sviluppato e consolidato negli ultimi decenni grazie alla formidabile guida di Angelo. Il passato come esperienza, il futuro come obiettivo: così Gaja ha costruito intorno a sé l'immagine di un marchio forte e imprescindibile, simbolo della grandezza del Barbaresco e di un vino che sa raccontare la poesia del proprio territorio nel bicchiere.
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Produrre vino in modo unico e irripetibile. È questa la missione dei fratelli Filippo e Ettore Finetto fondatori di Garbole. Una filosofia indipendente è quella che sta dietro questa azienda vitivinicola che ha iniziato la sua avventura nel 1994 e continua oggi, con quella tensione e passione del primo giorno, a voler continuare a migliorarsi sempre per riuscire ad ottenere vini rossi pregiati.
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I Fenocchio sono una famiglia di Monforte, viticoltori da generazioni, ma è stato con Giacomo, negli anni Settanta, che è cominciato il fantastico sviluppo dei loro vini. La cantina è stata fondata nel 1864, ed oggi sono Claudio e Albino Fenocchio a guidarla in quel panorama vinicolo straordinario che è Bussia di Monforte. La filosofia produttiva che contraddistingue questa cantina piemontese è quella della tradizione, fatta di un attento lavoro nei vigneti e di vinificazioni lunghe con l'utilizzo di grandi botti in cantina. Il risultato è davvero eccezionale: un vino fine, giocato sull’eleganza e dai toni delicati tipici della varietà di Nebbiolo. Le uve vengono coltivate nel vigneto Bussia, 4 ettari di terreno esposti a sud-ovest su terreni argillosi e calcarei, ricchi di ferro. Dal 1972 l’azienda possiede anche un vigneto a Cannubi, mentre dal 1995 fa parte della proprietà anche un vigneto a Villero, altro cru storico dell'azienda. La coltivazione in tutti i vigneti è basata sui principi di sostenibilità volti a ridurre sempre di più l’impatto sull'ambiente. Tutto questo ha portato Claudio a vinificare con mano sicura, senza consulenza, in modo tradizionale e riducendo al minimo gli interventi in cantina, ottenendo come risultato dei vini sinceri e rispettosi del terroir e dell’annata; vini lontani dall’omologazione, ma altamente affascinanti per i loro intensi aromi e profumi: in un una parola, unici. Sono le parole dello stesso Claudio a chiarire la filosofia che sta dietro alla produzione di queste perle enologiche del Piemonte: «Il nostro Barolo resta cinque mesi in tini di acciaio inox e due anni in botti di rovere di Slavonia di grande capacità ed è affinato in bottiglia per un anno. Si evitano dunque i passaggi in barriques, che sarebbero eccessivamente aromatizzanti, per mantenere il più possibile il carattere unico di questo vino. Il passare del tempo conferirà profumi complessi e intriganti, per palati pronti a cogliere la piacevolezza di aspetti mai scontati, di grandissimo carisma». Così nascono vini che sono autentica espressione di un territorio: con l’amore e la dedizione che solo dei produttori innamorati della propria terra riescono a tradurre in opere uniche.
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Il lavoro di Giuseppe Quintarelli è stato una vera e propria fonte di ispirazione per tutti quei produttori che hanno cominciato a cimentarsi con la produzione di Amarone ed oggi la cantina è sicuramente un punto di riferimento imprescindibile per quanti vogliano accostarsi a questo vino. La cantina Quintarelli, anche senza la supervisione del suo fondatore, continua ad essere un’eccellenza in questo mondo. Nella cantina di Via Cerè, vera quintessenza di tradizione vitivinicola, si cominciano a notare infatti positive innovazioni nella gestione dell’attività della cantina, sempre rispettose della tradizione, dovute all’arrivo di Fiorenza, figlia di Giuseppe Quintarelli. I vigneti perlopiù circondano la cantina e poggiano su terreni calcarei e basaltici. Il resto della proprietà comprende terreni a Sant’Ambrogio, nella famosa Conca d’Oro, a Montorio e Valgatara. Maniacale attenzione ai particolari, come l’uso di pali di legno in vigna, precauzioni nelle potature, cassette in legno per la vendemmia e arelle di bambù per l’appassimento delle uve: tutti accorgimenti che in vigna e in cantina vengono adottati per garantire la massima qualità del vino nel pieno rispetto delle tradizioni. Complessità, carattere e unicità negli aromi sono le caratteristiche imprescindibili dei vini di Quintarelli, che rappresentano un tutt’uno con il loro territorio di nascita, fieri portatori di un carattere unico e inimitabile quale quello dell’Amarone.
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La distilleria Glenfarclas si trova a Ballindalloch in aperta campagna e ai piedi del Ben Rinnes, da lontano più che una distilleria sembra una casa colonica, questa sua particolare architettura deriva per buona parte dalle sue origini di piccola distilleria locale. Fondata nel 1836 da Robert Hay, contadino locale, che iniziò a produrre whisky per i mandriani che passavano di li, la Glenfarclas iniziò la sua produzione come distilleria artigianale. Dopo circa 20 anni, alla morte di Hays, la distilleria passò a John Grant; in quel periodo John Grant, un allevatore di bestiame, era alla ricerca di un posto ideale per l'allevamento della sua mandria che fosse a metà strada tra la sua fattoria a Glenlivet e il mercato della vicina Elgin, la fattoria di Hay era perfetta e nell’accordo del contratto di locazione rientrò anche l’acquisto della distilleria. Grant preferiva concentrarsi sugli incroci dei manzi di razza Aberdeen Angus piuttosto che in whisky cosi la Glenfarclas fu subaffittata a John Smith (un suo parente), che però dopo cinque anni lasciò l'azienda per dedicarsi ad una sua creatura la Cragganmore. Dopo l’abbandono di Smith la gestione tornò alla famiglia Grant. Nel 1896 i Grant vendono il 50% della distilleria alla Pattison Elder & Company di Leith, e fondano la Glenfarclas-Glenlivet ampliando al contempo la distilleria. Nel 1899 la Pattison Elder & Company viene condannata per frode e finisce in bancarotta ma la Glenfarclas che ritorna totalmente nella mani della famiglia Grant sopravvive. Nel 1960 la distilleria aumenta la sua capacità produttiva portando gli alambicchi da 2 a 4 e nel 1973 apre un centro visitatori (una delle prime distillerie ad aprirne uno), infine nel 1976, grazie all'alta richiesta di whisky vengono aggiunti altri due alambicchi. Attualmente è la quinta e la sesta generazione dei Grant a gestire l'azienda, una delle poche del settore rimasta di proprietà privata. Curiosità: La Glenfarclas, a differenza delle altre imprese private, non ha le dimensioni tipiche di una distilleria artigianale, i suoi alambicchi sono i più grandi dello Speyside ed è l'ultima distilleria di Scozia ad usare il riscaldamento diretto per i suoi alambicchi.
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Grattamacco, cantina nata nel 1977, è sita sulla sommità della collina che si affaccia sul mare tra Castagneto Carducci e Bolgheri, a 100 metri sul livello del mare, in una zona altamente vocata per la produzione di grandi vini. Il nome della cantina deriva dalla parola "macco" il cui significato etrusco è "ferro": i suoi suoli erano infatti miniere etrusche e sono ricchissimi di minerali. Il podere di 12 ettari è stato acquistato da Claudio Tipa, già alla guida di Colle Massari, ed oggi rappresenta uno dei punti di forza in Toscana per la produzione di Bolgheri. Grazie all’aiuto dell’enologo Luca Marrone e con la consulenza di Maurizio Castelli, Grattamacco dimostra di anno in anno la costanza qualitativa dei propri prodotti, eleganti e raffinati, perfettamente rappresentativi della loro area d’origine. I vigneti di Grattamacco sono divisi in due parti: le vigne storiche a est della via Bolgherese, sulle colline confinanti a nord con il fosso di Bolgheri e a sud con il crinale di Segalari, e la vigna a ovest della Bolgherese, di fronte a Magazzino. La prima poggia su terreni di arenarie, argille e roccia calcareo-marnosa, con potature a cordone speronato e guyot, la seconda su terreni franco-argillosi, con potature ad alberello. Una vasta area boschiva tiene riservati i vigneti, isolandoli parzialmente dalla viticoltura circostante, contribuendo così a stabilire un microclima specifico e irriproducibile. Importante sottolineare che tutta la coltivazione viene condotta in assoluto regime biologico, conferendo ai vini altissima qualità e rispetto dell’ambiente. Nella cantina Grattamacco troviamo tini troncoconici utilizzati per le fermentazioni, che avvengono solo con lieviti indigeni. Tra i vari vini della gamma spicca senza dubbio il Bolgheri Superiore, il primo Bolgheri contenente una significativa quota di Sangiovese, scelta che ha conferito aromi e potenziale di invecchiamento davvero elevati. Vini eleganti e di gran gusto da una grande cantina del Bolgheri.
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Sulla alte pendici del colle di Montalcino, di fronte a un panorama che spazia dalle torri di Siena ai monti del Casentino, ai piedi della chiesa della Madonna delle Grazie sorge un antico torrione in cui ha sede la cantina di Alessandro Mori, proprietario e interprete di quelle uve Sangiovese che qui sono coltivate da sempre. La prima bottiglia di Brunello firmata Il Marroneto uscì da questa cantina nel 1978, quando il padre Giuseppe acquistò il terreno appena fuori dalle mura di Montalcino, inaugurando una delle prime cantine spontanee del comprensorio. Attorno al torrione, edificio storico del 1246, si estendono le viti per 6 ettari, piantate tra il 1975 e il 1983 su pendenze talmente elevate da rendere necessari i terrazzamenti. La coltivazione è condotta con criteri tradizionali e minimalisti che prevedono l’inerbimento naturale e la potatura primaverile, oltre al rifiuto di una produzione massale a tutto vantaggio della qualità. La vendemmia avviene solo quando il raspo comincia a virare su colori bruciati, segno che i vinaccioli hanno raggiunto quella giusta maturazione che permette di conferire al vino tannini vegetali. La vinificazione a cui sono sottoposte le uve risponde a un’enologia tradizionale e classica; l’invecchiamento avviene in grandi botti di Allier per almeno 4 anni, come impone il disciplinare del Brunello. Ne esce un vino elegante e importante, espressione magnifica di quell’amore e quella pazienza necessari a produrlo. Dopo quasi 40 anni di attività Il Marroneto è considerata tra le dieci aziende storiche di Montalcino, tra le più rinomate ed importanti, merito della passione e del lavoro di Alessandro, ma soprattutto di quel Brunello impeccabile ed emozionante che porta la sua firma.
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La Tenuta Il Poggione è una storica realtà vinicola del comune di Montalcino, una cantina antica e prestigiosa apprezzata per il suo stile tradizionalista e per l’eccellenza dei suoi vini. Le sue origini risalgono alla fine dell’Ottocento, quando il fiorentino Lavinio Franceschi, affascinato dallo scenario maestoso e suggestivo delle colline tra Montalcino e Sant’Angelo, intuì le potenzialità vitivinicole del territorio e del Sangiovese che da sempre vi si coltivava. L’intuizione e la passione del fondatore sono rimasti dei punti di riferimento della famiglia Franceschi, promotrice di una filosofia produttiva improntata sulla grande attenzione del lavoro in vigna, sulla valorizzazione delle tradizioni e delle tipicità del terroir e sul rispetto dell’ambiente. Oggi la Tenuta Il Poggione si estende per 600 ettari in un paesaggio di rara bellezza, popolato da vigneti (125 ettari), oliveti e boschi. Il cuore della proprietà è rappresentato dalla vigna Paganelli, impiantata nel 1964 e considerata come il vigneto più vecchio di tutta la denominazione. I vini della Tenuta Il Poggione nascono da rigorose e classiche interpretazioni del terroir di Montalcino. Spiccano le magnifiche espressioni del Brunello, assolutamente paradigmatiche della categoria. Sono vini che nascono da una gestione sapiente e tradizionalista delle vigne e dei lavori in cantina: si pratica un’agricoltura diversificata con alternanza di diversi colture in prossimità dei vigneti, permettendo la vita e la proliferazione di animali selvatici; il processo produttivo segue metodi tradizionali, ma è svolto mediante l’uso delle più moderne tecnologie. Questi sono i presupposti delle grande eccellenza de Il Poggione, da cui nascono vini rossi dal fascino unico e irrinunciabile.
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La Tenuta Il Tufiello è l’alter ego di Tenuta Grillo, entrambe firmate Zampaglione. Campania e Piemonte, Irpinia e Monferrato, Sud e Nord: non importa dove sia la sede, ciò che conta è la filosofia produttiva di ispirazione, sempre la stessa: artigianalità pura. Il Tufiello nasce a Calitri, nell’Alta Irpinia - la montagna della Campania -, come azienda cerealicola che ha saputo sin da subito affermarsi per la qualità perseguita, posizionandosi tra le prime di tutto il Meridione a ottenere la certificazione biologica nel 1990, grazie alla lungimiranza di Michele Zampaglione. In questo angolo di Campania, dove le distese di grano lasciano qua e là spazio alle pale eoliche, Guido Zampaglione (ex rugbista di fama internazionale), figlio di Michele, ha preso in gestione due ettari di vigna che accudisce con la pazienza e la serietà di un padre, ma che ha saputo interpretare come un figlio, riversando a suo tempo i sogni di un giovane vignaiolo idealista. Lui è senza alcun dubbio il capostipite di una nuova generazione di vignaioli che smettono di fare esclusivamente i ‘produttori’, divenendo veri e propri artisti del vino. Lui ha fatto delle lunghe macerazioni sulle bucce, dell’assenza di filtrazione, dell’utilizzo di soli lieviti indigeni e di poca solforosa, il suo cavallo di battaglia, dando vita a un’interpretazione coraggiosa, rivoluzionaria e sognatrice del Fiano. Perché prima di allora di Fiano color arancione non se n’erano mai visti, e la possibilità di affrontare sfide con questo vitigno sembravano davvero impossibili. Nel frattempo Guido di strada ne ha fatta e insieme alla moglie Igiea ha dato vita a un nuovo progetto agricolo dalla parte opposta dello stivale, nel Monferrato piemontese. Ogni anno torna però a vinificare la sua piccola parcella di Fiano, continuando a rendere onore a quel territorio che gli ha dato i natali, a quelle altitudini che hanno reso famoso il suo Sancho Panza, a quei venti scalpitanti che hanno fatto grandi il suo Montemattina, la riserva del Sancho, in quanto quest'ultimo finiva sempre troppo presto....
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Illuminati è il simbolo mondiale del il vino teramano e abruzzese. Con i suoi 120 anni di storia detiene, ormai, una posizione di spicco nella produzione e vinificazioni delle maggiori varietà di uve autoctone. La “Fattoria Nicò” fondata nel 1890 da Nicola Illuminati non aveva alcuna velleità tecnologica, ma piuttosto il profondo interesse nella produzione di vino artigianale e genuino. Questi valori vengono ereditati da Dino, che negli anni ’50 si fa portavoce della rinascita enologica del territorio abruzzese, riportando alla luce zone quasi dimenticate tra cui, appunto, quello di Controguerra, in cui è situata la cantina, e l’area delle Colline Teramane. Ricopre, conseguentemente, una posizione di spicco all’interno del Consorzio, proponendo solide ed efficaci strategie di rinascita attraverso l’innovazione nella produzione, internazionalizzazione e sviluppo , che lo porta ad essere insignito, nel 2005, del titolo di Cavaliere del Lavoro dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Attualmente l’azienda è sapientemente gestita dai figli Lorenzo e Stefano che portano avanti la tradizione qualitativa e territoriale del padre. I vini della cantina Illuminati crescono su 130 ettari di filari che si perdono a vista d’occhio nel territorio di Controguerra, in provincia di Teramo, con terreni argillosi a medio impasto e si trovano oltre 300 metri sul livello del mare. Le principali varietà coltivate sono Trebbiano, Montepulciano , Passerina e Pecorino, legati intrinsecamente alla zona di produzione. Da diversi anni Illuminati ha deciso di applicare sulle uve a bacca bianca una macerazione pellicolare a 8°-10°,dopodichè le vinacce restano in ambiente freddo, così da ottenere l’estrazione aromatica che caratterizza pienamente i vitigni. Per quanto riguarda i rossi, questi subiscono un periodo di affinamento in pregiate botti di rovere Slavonia e barrique, all’interno di grotte termocondizionate a loro dedicate.
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Ci troviamo nel Veneto, tra le provincie di Verona e Vicenza. Qui la famiglia Inama in luoghi ameni, teatri plasmati dalla natura e dal tempo, culle di tradizioni e civiltà, coltiva i suoi vigneti.
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La Gerla nasce dalla passione del suo fondatore Sergio Rossi ex pubblicitario di successo, direttore di tre grandi filiali europee di una nota agenzia, che si innamora di questo territorio aspro e dolce allo stesso tempo e diventa quasi un vero "ilcinese" amando le sue vigne come fossero figli. Questo signore, dallo sguardo birichino e vivace, ha saputo creare qui a Montalcino un piccolo crù dove la tecnologia più avanzata si unisce alla sapienza dei contadini e degli enologi, per produrre eccellenti prodotti che nascono dalla terra toscana e diventano grandi grazie all'opera dell'uomo che alla Gerla gioca un ruolo di primo piano. Il podere, dal caratteristico nome Colombaio, era una proprietà della Famiglia Biondi Santi che già da allora ne ricavava uno dei migliori Brunelli della zona. Sergio Rossi, lo acquista nel 1976, lo ristruttura completamente nel rispetto dell'ambiente originario e poco dopo, nel 1978 crea e diffonde il marchio La Gerla. A La Gerla, nonostante il grande sviluppo e i molteplici cambiamenti, si continua a dare importanza all'uomo e ai sentimenti, ascoltando ciò che la terra bisbiglia ogni giorno rispettando i suoi ritmi e assecondando le sue necessità. E forse è anche per questo che negli ultimi anni La Gerla ha ottenuto consensi a punteggi alti nelle migliori guide enogastronomiche e nelle riviste specializzate oltre all'apprezzamento di enoteche e ristoranti. Forse ognuno di loro, quando degusta un bicchiere di Brunello La Gerla o di Birba, percepisce nel bouquet oltre al sentore dei frutti di bosco, o del rosmarino un po' di cuore di quelli che vi lavorano. Sergio Rossi ci ha lasciato nel Luglio del 2011 ma ciò che ha insegnato a tutti noi resterà ben chiaro nella nostra memoria, in modo particolare la sua grande attenzione per la qualità e per i dettagli che soprattutto in questi vini fanno la differenza e la sua filosofia continuerà a essere un punto di riferimento per permetterci di continuare a produrre grandi vini.
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"La maison Laherte-Frères è stata fondata nel 1889, da Jean Baptiste Laherte. A quei tempi la maggior parte delle viti era localizzata a Chavost, un antico villaggio francese di circa 275 abitanti, situato a sud ovest di Epernay e arroccato su una collina calcarea. Durante la quinta generazione, quella di Michael Laerte, la superficie di suolo vitato si ingrandì passando a 5 ettari circa ed il matrimonio con Cècile Tisser, diede una vera e propria svolta aziendale, fu proprio quest’ultima infatti ad intraprendere l’attività di vigneron assieme al marito. Oggi la direzione è affidata ai fratelli Laherte e il più giovane dei due, Aurelien, nonostante sia poco più che trentenne è sicuramente uno dei produttori a vocazione BIO più emergenti nel panorama dello champagne attuale. Laherte-Frères possiede circa 11 ettari vitati dislocati su tre zone distinte: sul versante sud di Epernay tra i villaggi di Chavot, Épernay, Vaudancourt, Moussy, Mancy and Morangis vengono coltivati gli uvaggi base (Pinot Nero, Pinot Meunier e Chardonnay), nella Côte del Blancs presso Vertus e Voipreux con lo Chardonnay 1er Cru ed infine nella Vallèe de la Marne a Le Breuil e Boursault, vitati interamente a Pinot Meunier. Alcuni dei vigneti più vecchi (vieilles vignes) hanno un’età di oltre 70 anni e riescono ancora trasmettere la fedeltà e la purezza di ogni vendemmia che hanno vissuto. Queste parcelle di uve vengono utilizzate tutt’oggi per garantire la memoria storica dei vitigni. Parlavamo della vocazione BIO di Aurelien, effettivamente le tecniche utilizzate sono le più tradizionali e naturali possibili, ad esempio durante l’anno vengono somministrate delle vere e proprie infusioni vegetali che stimolano i sistemi di difesa naturale della vite, viene poi praticata una gestione fogliare alta per garantire il perfetto processo di fotosintesi, i trattamenti e le potature vengono pianificate nei giorni favorevoli per dare tempo alle coltivazioni di non subire stress eccessivi. Spesso e volentieri Aurelien ed i suoi collaboratori si mettono a guardare le loro vigne e rimangono in silenzio a pensare… perché in fondo il prodotto finale, il vino, si gioca sulla sensibilità e sui sentimenti di chi lo produce. Osservare, ascoltare, odorare, toccare e infine degustare non sono forse queste le operazioni che facciamo ogni volta che ci concediamo un buon vino? Bene, qui a Chavot, da Laherte-Frères fare vino è un’arte, che richiede sforzi e molta pazienza, sempre alla ricerca dell’equilibrio nel pieno rispetto della natura e della tradizione.
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Il termine Potazzine nel territorio di Montalcino viene usato per indicare le cinciallegre, degli uccellini vivaci e colorati che abitano le campagne della Toscana; per assioma questo termine è anche l'appellativo affettuoso usato dai genitori e dai nonni per chiamare le loro bambine. In effetti le Potazzine sono Viola e Sofia, le due figlie di Giuseppe e Gigliola Gorelli, che nel 1993 hanno dato vita all'omonima Cantina. Giuseppe, perito agrario ed enologo, è l'anima e il motore dell'Azienda e segue personalmente, con enorme passione e competenza, tutte le fasi della lavorazione sia in vigna che in Cantina, seguendo criteri molto naturali, senza compromessi. La tenuta è costituita da 5 ettari di vigneti, 3 dei quali in località La Prata, vicino alla Cantina e 2 più a sud in località La Torre, situati tutti su terreni iscritti all'albo del Brunello di Montalcino. Giuseppe, dopo molti studi ed esperimenti, ha messo a punto un procedimento per la produzione di un Brunello eccezionale, unendo ad arte le uve dei 2 poderi. Il fabbricato della Cantina, di recente costruzione, si trova al di sotto di un vecchio casale di pietra: sono 400 metri quadrati, dove si svolgono tutte le fasi della vinificazione e dell'affinamento, che viene effettuato in botti di rovere di Slavonia. I vini prodotti dalla Cantina Le Potazzine, Brunello di Montalcino e Rosso di Montalcino, si distinguono per carattere e personalità e sono diventati simbolo della Toscana e dell'Italia nel mondo.
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Lis Neris è una cantina importante e dalla lunga storia, situata in una terra di confine nei pressi di Gorizia, nelle valli dell'Isonzo, disseminate di piccoli borghi antichi arroccati attorno al campanile e nei quali il tempo sembra essersi fermato. Dal 1879 la famiglia Pecorari è qui presente con passione, intenta alla cura degli amati vigneti che scandiscono il ritmo delle giornate e delle stagioni. Oggi è Alvaro Pecorari ad occuparsi dell’attività, un produttore appassionato che prese in mano le redini dell’attività familiare a 25 anni per portare avanti l’importante processo di valorizzazione del territorio intrapreso dal padre a partire dagli anni Settanta. Il suo lavoro è stato coronato da un grande successo internazionale e oggi i suoi vini sono considerati dei grandi rappresentanti del Friuli Venezia Giulia. La cantina Lis Neris è riuscita ad esprimere al meglio le caratteristiche uniche del terroir goriziano, segnato dal vento freddo di bora, da suoli ciottolosi chiamati localmente ‘claps’, da importanti sbalzi termici e da tradizioni che traggono continuamente nuova linfa vitale dal melting pot culturale di questa landa di confine. I 74 ettari di vigneto crescono nella parte più vocata di un piccolo altopiano formato da ghiaie trascinate a valle dallo scioglimento dei ghiacciai. La vicinanza del mare e i freschi venti balcanici regalano la perfetta escursione termica, indispensabile per ottenere i grandissimi vini bianchi. Nelle Località di Corona e Romans, che sono invece più calde, si trovano i vigneti a bacca rossa. Il terreno e la perfetta esposizione hanno permesso ad Alvaro Pecorari di evitare ogni opera di diserbo e di praticare un’agricoltura sostenibile. I vini Lis Neris nascono solo dai vigneti di proprietà della famiglia e si presentano come eccellenti espressioni del territorio, dotate di eleganza e finezza ma anche di concentrazione ed espressività. Gli standard qualitativi sono molto elevati per tutta la gamma e si conferma anno dopo anno come punti di riferimento imprescindibili per gli appassionati del panorama enologico del Friuli.
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Luigi Einaudi iniziò la sua carriera politica prima da “vigneron” acquistando, a soli 23 anni, la cascina San Giacomo a Dogliani. Solo dopo divenne il grande economista, accademico, giornalista e, nel ’48, il secondo Presidente della Repubblica Italiana. Ma la sua terra non la dimenticò mai e trasmise l’amore per essa ai suoi eredi che hanno ampliato l’azienda con 148 ettari. La superficie dell'Azienda agricola è di circa centoquarantacinque ettari, la maggior parte di questi situati nel comune di Dogliani, gli altri sulle colline di Cannubi e Terlo Vie Nuove e in parte in Treiso.
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Luigi Tecce è un microproduttore artigianale irpino. I suoi 2 ettari scarsi di vigne di oltre 80 anni, si trovano nell’area di Taurasi, notoriamente la più vocata della Campania per la produzione di grandi rossi. Più che artigiano è un vero artista, elaborando vini come una volta, avvalendosi di metodi biologici e biodinamici in vigna e rifiutando qualsiasi apporto tecnologico in cantina. Si tratta di veri vini fatti a mano, con lunghe fermentazioni spontanee e prolungati affinamenti in tini di legno. Come risultato ottiene vini di grande spessore enorme potenziale di invecchiamento, che danno il meglio di sè dopo almeno 10 anni dalla vendemmia.Questo Aglianico è poesia in bottiglia. Le vigne vecchie di bassa resa, e l’approccio naturale del vigneron ne fanno un rosso unico, di grande finezza e complessità. Il naso è inebriante di profumi di frutti di bosco e spezie, in bocca è succoso, ricco, morbido e sapido. Prodotto in appena 9.000 bottiglie. Imperdibile.
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La cantina Lunae Bosoni sorge alle porte della Liguria al confine con la Toscana, nella rigogliosa zona della Lunigiana. Una terra bella, fiorente e ricca di paesaggi sin dai tempi antichi, tanto da far credere ai Barbari invasori che si trattasse della grande Roma. Una storia che ha radici antiche anche per quanto riguarda la viticultura, perché proprio la Liguria e soprattutto queste fertili terre furono individuate dagli Etruschi come uno tra i luoghi più vocati per la coltivazione dell’uva. Lunae era un antico porto Etrusco-Greco, battezzato così in onore dell’antica dea della Luna, Selene. Bosoni, invece, è il nome della famiglia che da 5 generazioni produce vino sotto lo stemma Cantine Lunae, portando avanti quella lunga tradizione enologica di questi luoghi, basandosi sui principi di pratiche antiche, sulla valorizzazione dei vitigni locali e dimenticati e sul rispetto dei cicli della natura. Qualità e passione sono stati sempre i punti cardine della produzione che hanno consacrato le cantine Lunae Bosoni come un punto di riferimento del panorama enologico ligure. Lunae Bosoni riassume la propria filosofia di pensiero sotto tre parole chiavi: Comprendere, Coltivare e Raccogliere. Comprendere la storia e la terra, coltivare le uve e le passioni e raccogliere dalla tradizione le chiave di lettura per il futuro. Tra i filari, posti tra pianura e colline e suddivisi in piccoli appezzamenti di 2-3 ettari, si incontrano varietà interessanti e introvabili, quali la Pollera Nera, la Massaretta, il Vermentino Nero e l’Albarola, affiancate dal protagonista indiscusso della zona, il Vermentino. Interessante anche il Ca’ Lunae, il vecchio complesso dove si trova l’antica cantina, dove maturano i vini e si conservano le grandi bottiglie, e un Museo che ripercorre la storia del successo raggiunto dalla tenuta. I vini della linea Lunae risentono della freschezza delle Alpi e della sapidità del Mar Ligure. Sono caratterizzati da un’impronta comune di eleganza e piacevolezza di beva, che li rende facilmente abbinabili ai diversi piatti, in particolare quelli locali, come il pescato, la pasta al pesto, la focaccia, le farinate o il coniglio.
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La cantina Maccario Dringenberg si trova a San Biagio della Cima, un piccolo borgo in provincia di Imperia, tutto caruggi e scale, che rendono difficoltoso il transito di qualunque mezzo a motore. La piccola cantina di proprietà è situata proprio nel centro di questo paesino e questu obbliga il trasferimento manuale delle uve per la vinificazione. Ma anche tutto il lavoro nella vigna si svolge manualmente, sia perché gli impianti, ad alberello, si trovano su terrazzamenti molto scoscesi, tanto che è praticamente impossibile lavorare con mezzi meccanici, sia perché i 2,5 ettari vitati sono suddivisi in diversi piccoli appezzamenti. Proprietaria della cantina è Giovanna Maccario che, da giovane laureata in architettura al Politecnico di Milano prese nel 1991 le redini dell'antica tenuta di famiglia, risalente al 1800, a causa della prematura morte del padre. Oggi è coadiuvata dal marito nativaGoetz Dringenberg, che l'ha conosciuta durante una vacanza sulla riviera ligure ed ha deciso di condividere la sua vita con lei. È nata così la straordinaria avventura della cantina Maccario Dringemberg: una storia di grande passione, amore incondizionato per il proprio lavoro e spirito di sacrificio, visto che in questa terra meravigliosa ma impervia tutto è difficile e richiede durissimo lavoro. Ci troviamo nell'estremo occidentale della Liguria, dove le vigne poggiano su un terreno composto di arenaria-calcarea oppure su argille solidificate, che a contatto con gli agenti atmosferici si frantumano in lamelle e pezzettini. Orgoglio della cantina è il cru Luvaira di Rossese di Dolceacqua, dove i ceppi centenari producono ottima uva. Tra i migliori e più tipici vini rossi italiani va senz'altro ricordato anche il Rossese di Dolceacqua Superiore “Posau”, che ha reso celebre la cantina Maccario Dringemberg tra tutti gli appassionati e amanti del vino nel mondo.
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La lunga storia della famiglia Frescobaldi inizia intorno all’Anno Mille col fiorire dell’attività bancaria della Firenze medioevale. In breve i Frescobaldi diventano protagonisti assoluti della vita politica ed economica e si guadagnano il titolo di tesorieri della Corona inglese. Iscrivono il loro nome nella storia di Firenze, commissionando grandi opere pubbliche e architettoniche come il ponte Santa Trinita sul fiume Arno e la basilica di Santo Spirito, affidata a Filippo Brunelleschi.
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L’azienda agricola Marfuga fu fondata da un’antica famiglia di agricoltori e prende il proprio nome dall’omonima collina dove è situata. I primi documenti ritrovati nel magazzino dell’azienda sono autentiche stampe marchiate dalla Stato Pontificio, le quali provano che la vendita dell’olio avveniva già nell’anno 800.
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Masciarelli è una delle cantine simbolo d'Abruzzo e lo si deve ad una personalità profonda ed iconica come quella di Gianni Masciarelli, scomparso troppo presto, ma che ancora oggi ci accompagna con le sue profonde parole ed i suoi vini meravigliosi: "Stare dalla mia parte non è assolutamente necessario e tanto meno auspicabile: al contrario, una dose di curiosità, come di fronte a una creazione estranea, con un'ironica resistenza, mi parrebbe una posizione incomparabilmente più intelligente nei miei confronti". La storia dei vini Masciarelli inizia oltre 30 anni fa, quando Gianni inizia la sua attività nel 1981 nel piccolo paesino di San Martino alla Merruccina, ai piedi della Maiella e da allora l'amore per la sua terra, per la sua famiglia e per il suo vino non lo hanno mai abbandonato. Anche la moglie Marina Cvetic, affascinata da quest'uomo così carismatico, decise di avviare una linea di vini tutta sua, dove solo e soltanto lei potesse decidere cosa produrre e in che modo. Ecco che la Cantina Masciarelli diventa come una famiglia, unica davanti al mondo, ma composta da due identità ben distinte pur rimanendo sempre inseparabili. Oggi le tenute della cantina Masciarelli hanno un'estensione di 320 ettari, dei quali 273 vitati, mentre nei restanti si coltivano ulivi per la produzione di un ottimo olio. In pochi anni, partendo quasi dal nulla, la cantina Masciarelli è diventata tra le più grandi aziende vitivinicole del panorama abruzzese ed è destinata a rimanere ad altissimi livelli grazie anche al contributo di Miriam, figlia del fondatore, che porta avanti assieme alla madre l'importantissima eredità lasciata dal padre.
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La storia della cantina Massolino ha inizio nel 1896, anno nel quale Giovanni fonda l'azienda a Serralunga d'Alba. La prima cantina vera e propria, però, viene costruita da Giuseppe, figlio di Giovanni, che insieme alla sorella Angela estende la proprietà annettendo altri terreni e nel 1934 fonda il Consorzio di tutela Barolo e Barbaresco. Giovanni, Camilla e Renato, tre dei figli di Giuseppe, portano l'azienda alla svolta, grazie all'acquisto di cru che sono ormai veri e proprie leggende tra gli appassionati: Vigna Rionda, Margheria e Parafada. Oggi a guidare l'azienda sono i fratelli Franco e Roberto Massolino, coadiuvati dallo zio Renato e da Giovanni Angeli. Nel loro lavoro si condensa l'esperienza di un'intera generazione e l'ambizione di chi sa di dover rendere merito ad una cantina storica e ad un terroir unico, quello di Serralunga d'Alba. In questo pittoresco paesino medioevale, situato su una delle splendide colline delle Langhe, nel cuore dell'area della produzione del Barolo, si anima la vita della cantina Massolino, ormai un punto di riferimento nazionale imprescindibile per la produzione di vini di altissima qualità. "Fare vino con passione, nel suo territorio d'origine, conservando la tipicità del vitigno autoctono nella convinzione che tra le viti, le colline e i vignaioli esista un legame profondo e palpabile, fatto di fedeltà cementate dalla consuetudine agli stessi luoghi. Dal 1896 la famiglia Massolino il vino lo produce così, fedele a questa filosofia e alla capacità di innovare nel segno della tradizione. In fondo, fedele a se stessa". Queste sono le parole che descrivono la filosofia della cantina Massolino, una cantina animata dall'amore per il suo territorio, e le sue vigne, sempre fedele ad un tradizione familiare ormai più che secolare.
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Mazzetti d’Altavilla rappresenta la plurisecolare grapperia situata nel cuore del Monferrato, in Piemonte, dove viene creato il Distillato piemontese di qualità, declinato nelle varie proposte che la Famiglia Mazzetti cura da quasi 170 anni, attraverso le sette generazioni ininterrottamente dedicate all’arte distillatoria.
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Cantina storica della Franciacorta dove la tradizione contadina si è fusa armonicamente con la tecnologia e dove la cura artigianale e la ricerca appassionata dell’eccellenza sono gestite con impegno e mentalità imprenditoriale, senza compromessi. Era il 1972 quando l’imprenditore Paolo Rabotti con il prezioso supporto della moglie Paola intraprese la strada della viticoltura. Una scelta ispirata e lungimirante che oggi viene portata avanti con entusiasmo e spirito innovativo dal figlio Emanuele. La storia di Monte Rossa è costellata di decisioni strategicamente vincenti: come quella di abbandonare per primi la strada dei vini fermi alla ricerca dell’eccellenza nel Franciacorta, o quella di investire con determinazione nella tecnologia, o ancora, la continua ricerca e le sperimentazioni che contraddistinguono la cantina. Oggi Monte Rossa governa 70 ettari di vigneti. Le varie posizioni dei cru su terreni e le loro diverse esposizioni contribuiscono ad ampliare il patrimonio aromatico delle uve, così da comporre cuvée ricche di struttura e complessità. La produzione della cantina si attesta intorno alle 500.000 bottiglie all’anno.
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Montevertine è una località abitata fin dall’XI° secolo. Sono ancora visibili le tracce della costruzione originale, indubbiamente a carattere difensivo, trasformata successivamente in abitazione rurale. Montevertine è stata acquistata nel 1967 da Sergio Manetti, allora industriale siderurgico, come casa di vacanza. Egli restaurò la casa rendendola abitabile e subito impiantò due ettari di vigna ed allestì una piccola cantina con l’idea di produrre un po’ di vino per i suoi amici e clienti
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Mustilli è una storica cantina campana legata fortemente al territorio del Sannio e all’uva Falanghina. È proprio questa varietà, simbolica in queste terre, che diede inizio alla storia della cantina; infatti nel 1979 nacque la prima Falanghina in bottiglia prodotta proprio dalla famiglia Mustilli. Una produzione nel segno della tradizione campana, inaugurata e portata sui grandi schermi da Leonardo, considerato ai giorni nostri come il padre e lo scopritore di quest’uva, e che oggi brilla sotto il nome delle figlie Paola e Anna Chiara che custodiscono il prezioso patrimonio della tenuta. Paola cura l’aspetto commerciale, mentre Anna Chiara segue i vigneti e i processi in cantina, affiancata dall’enologo Fortunato Sebastiano. Proprio i locali di vinificazione e affinamento una volta erano nel centro storico, sotto il palazzo di famiglia, e ancora oggi in questa antiche cantine scavate nel tufo a circa 15 metri di profondità si trovano i pregiati vini che hanno contribuito alla storia di questa storica cantina. Le uve della cantina Mustilli crescono sui colli di Sant’Agata del Goti, un piccolo borgo ai piedi del monte Taburno, e appartengono alla lunga tradizione di questo territorio: Falanghina, in primis, seguita da Greco, Aglianico e Piedirosso. Proprio Leonardo, nel momento in cui queste viti venivano soppiantate dalle apprezzate e blasonate varietà internazionali, decise di reimpiantarle con la tenacia di tenere in vita il più genuino ricordo della tradizione. Il risultato lo ripagò con vini di grande qualità che ancora oggi rappresentano una bandiera e un simbolo di tutto il territorio. I vini Mustilli si dividono in selezioni e vini classici. I vini più freschi e diretti portano in etichetta i simboli della città: i ponti, il fiume, la corona e la croce. Invece quelli più intensi e complessi intrecciano il mondo antico con quello moderno tramite antichi ritratti ritoccati dai simboli pop di John Lennon, David Bowie e Annie Lennox. Rossi e bianchi di forte territorialità, carichi di un animo sincero e vivo, dal sorso sapido, fresco e mediterraneo. Punti di riferimento della regione e di tutta Italia.
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La cantina Petrolo si trova in provincia di Arezzo, nel comune di Mercatale Valdarno, fra le verdi colline toscane. La tenuta faceva parte, nel Medioevo, del feudo Galatrona, come testimoniano ancora l'antica torre, dalla quale prendono il nome i vini Petrolo, e la pieve che contiene un fonte battesimale del Giovanni della Robbia. Già in quell'epoca in questo meraviglioso scorcio toscano si producevano ottimi vini, che hanno raggiunto oggi i vertici dell'enologia italiana. La cantina Petrolo comprende un'area assai ampia: 272 ettari dei quali 31 vitati, gli altri sono coperti da uliveti, da boschi e da tre laghi dove è possibile praticare la pesca sportiva. Nel 1940 la tenuta è stata acquistata dalla famiglia Bazzocchi e oggi il proprietario è Luca Santjust, figlio di Lucia Santjust Bazzocchi. A partire dagli anni '80 del secolo scorso l'obiettivo della cantina Petrolo è stato quello della qualità totale dei vini prodotti, a partire dalla comprensione ed interpretazione delle enormi potenzialità del territorio. Le vigne sono impiantate principalmente a: Sangiovese, da cui si produce un' ottimo vino chiamato Torrione, e Merlot, da cui nasce il Galatrona, un impareggiabile rosso che contende il primato ai migliori vini rossi della Toscana.
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La cantina Pierluigi Zampaglione si trova a Calitri, sulle colline campane dell’alta Irpinia che guardano la Basilicata e l’alta Puglia. La cantina, condotta da Pierluigi Zampaglione e sua moglie Nerina, nasce come storica azienda agricola specializzata nella produzione di cereali. Il loro successo in ambito agricolo è riconosciuto dal pubblico che apprezza particolarmente i prodotti della loro terra. Nel 2002 Guido Zampaglione, nipote di Pierluigi, decide di coltivare due vigne in due ettari di terreno con uno dei più celebri vitigni campani: il Fiano. La cantina sorge a circa 800 metri di altitudine e il vino risultante è quasi montano. In quelle zone non esistono altre viti e piantare il Fiano a quelle altitudini potrebbe essere un azzardo, ma se si conoscono le pratiche enologiche la famiglia Zampaglione ci dimostra che niente è impossibile. I vigneti ora hanno poco più di 20 anni, ma i suoi vini hanno già grandi potenzialità. Il terreno argilloso e vulcanico non lontano dal vulcano Vulture, l’influenza dei forti venti e il clima rigido hanno creato un ambiente ideale dove è nato un vino sorprendente: il Don Chisciotte. Vino non filtrato ottenuto da macerazioni sulle bucce di oltre 10 giorni. I lieviti utilizzati sono esclusivamente indigeni. L’agricoltura di Zampaglione è di assoluto rispetto dell’ambiente. Già a partire dagli inizi degli anni ’90 la cantina si distingueva per l’utilizzo di un’agricoltura rigorosamente biologica. Ora solo trattamenti di rame e zolfo e un piccolo utilizzo di solforosa vengono tollerati. La cantina è immersa nella natura campana, tra boschi e campi. Nessuno avrebbe mai scommesso sul suo vino, ma l’azzardo, l’impegno e la sana follia hanno premiato la famiglia Zampaglione.
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Alla cantina Pieropan spetta il merito di aver fatto conoscere al mondo il Soave e la sua terra come sinonimo di grandi vini. Infatti, è dall’attenta selezione delle migliori uve, che nascono i vini della cantina Pieropan. Instancabilmente coadiuvato dall’inseparabile Teresita, Leonildo Pieropan ha dimostrato in anni difficili come fosse possibile, grazie al lavoro in vigna, ottenere risultati ritenuti irraggiungibili. I vini prodotti si distinguono per lo stile e per essere autentiche espressioni del territorio e dell'uomo che con amore e dedizione li produce. I terreni di Soave, strettamente collinari con viti molto vecchie, in gran parte allevate a pergola, conferiscono grande rilevanza alla cantina Pieropan. La posizione privilegiata delle viti e l’amore incondizionato con cui Leonildo le cura, rende i vini di Pieropan essenziali e unici per la concretezza del loro stile. Non è facile mantenere un tale profilo nel corso dei decenni, ma chiunque abbia avuto la fortuna di assaggiare un Soave di Pieropan di oltre vent’anni di età conosce le possibilità evolutive dei vini di questo territorio, che nelle bottiglie di questa cantina trovano una delle massime espressioni. La stessa cura maniacale la si ritrova anche nei giovani vini rossi della Valpolicella (Ruberpan e l'Amarone), nuovo progetto di cui si è arricchita la cantina Pieropan.
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Pietroso è una piccola realtà produttiva a conduzione famigliare, che affonda le proprie radici all’interno di uno dei territori più esclusivi di tutta la Toscana, quello di Montalcino. La cantina venne fondata nel 1970 da Domenico Berni, viticoltore appassionato, che decise di iniziare un percorso fatto di qualità, con bassa produttività, cercando di rendere perfette le poche bottiglie realizzate a ogni vendemmia. Oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, è il nipote di Domenico, Gianni Pignattai, a continuare con passo fermo e deciso, continuando giorno dopo giorno a dedicarsi anima e cuore alle proprie creazioni. Pietroso si sviluppa su circa 5 ettari vitati, sparsi intorno a Montalcino all’interno di tre zone differenti: Pietroso, terroir da cui prende il nome la cantina, Fornello, nella zona dei Canalicchi, e Colombaiolo, in direzione di Sant’Antimo. Siamo all’interno di terre ricche di galestro, situate a un’altezza sul livello del mare compresa fra i 350 e i 450 metri, perfettamente esposte al sole, che possono godere di favorevoli condizioni climatiche durante tutto il corso dell’anno. Nei vigneti si coltiva solo un’uva, il Sangiovese, che qui è in grado di dare vita a vere e proprie chicche enologiche, anche grazie alle basse rese che per Gianni sono più che fondamentali. Gli spazi dedicati alla vinificazione e alla maturazione, recentemente ristrutturati, sono in un locale interrato costruito con muri di pietra naturale, dotato di un efficientissimo impianto di condizionamento. Grande attenzione viene posta agli affinamenti, durante i quali i vini ampliano il proprio profilo e la propria personalità, acquisendo quello spessore qualitativo indispensabile. Nella gamma di vini realizzata ogni anno con grande artigianalità da Pietroso, troviamo etichette che si tingono inevitabilmente di un solo colore, il rosso. Poche bottiglie, dove ovviamente sono il Rosso e il Brunello di Montalcino, da pochissimo anche presentato con una versione Riserva davvero sublime, a raccontarci la cifra stilistica e l’assoluta qualità di una cantina che riesce a estrapolare dal Sangiovese sapori e sensazioni che vi lasceranno a bocca aperta.
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La cantina Pio Cesare vanta, con la sua storia gloriosa e secolare, dei primati importanti che la rendono una delle più celebri e importanti realtà produttive della Langhe. Venne fondata ad Alba nel 1881 dall’imprenditore Cesare Pio, grande appassionato di vino e pioniere di valori come quelli di qualità e originalità stilistica. A inizio ‘900 il suo marchio era già conosciuto in tutta Europa, diventando un riferimento del vino piemontese nel mondo. Una fama e un prestigio sul mercato nazionale e internazionale che è proseguito prima sotto la guida di Rosy Pio e di suo marito Giuseppe Boffa e, oggi, sotto quella di loro figlio Pio Boffa. Attualmente esporta in oltre 50 Paesi ed è una delle cantine italiane più celebri e importanti, conosciute tanto dal grande pubblico quanto dagli appassionati. Il patrimonio di vigneti si estende per 70 ettari complessivi tra le colline del Barolo e del Barbaresco e vanta appezzamenti particolarmente vocati, come la vigna Bricco di Treiso e l’Ornato a Serralunga d’Alba, assieme a tanti importanti cru. Ognuno di questi vigneti è incluso nella lista delle Menzioni Geografiche Aggiuntive dei disciplinari del Barolo e del Barbaresco. La cantina, sita nel centro storico di Alba, si articola su 4 piani al di sotto del livello del fiume Tanaro e, oltre a rappresentare l’ambiente ideale per la produzione, l’affinamento e la conservazione del vino, è anche un importante pezzo di storia. È stata infatti scavata e costruita nel XVIII secolo ed è delimitata dalle antiche mura romane di Alba Pompeia. In questo contesto storico estremamente suggestivo i vini vengono prodotti secondo la pratica classica e tradizionale di fondere tra loro le caratteristiche dei vigneti, invece che vinificare separatamente i vari cru. Così si faceva nell’Ottocento e questa è rimasta la modalità produttiva della famiglia. Fedeltà ad uno stile classico, costanza qualitativa e grande cura in vigna e in cantina accompagnano tutta la produzione. I vini Pio Cesare sono un importate testimone storico e un esempio di qualità e prestigio che fa scuola ancora oggi. Rappresentano la storia e la tradizione delle Langhe, ma anche il loro futuro e la loro affermazione in Italia e nel mondo.
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Planeta è simbolo di una Sicilia che ha saputo rilanciarsi alla grande, di una Sicilia che guarda l'orizzonte delle coste soleggiate e la natura selvaggia dell'entroterra. È nata soltanto nel 1995, ma in pochi anni ha saputo ritagliarsi un ruolo di assoluta protagonista nel mondo del vino, merito di lungimiranza e passione, lavoro in vigna e capacità di comunicare la poesia nascosta in ogni bottiglia. La famiglia Planeta, di antichissima origine spagnola, nell'arco di 17 generazioni, cioè dal 1525 ad oggi, si è impegnata nella valorizzazione delle eccellenze vinicole siciliane, fini ad arrivare alla grande e moderna realtà produttiva che noi oggi conosciamo, assoluta protagonista del rinascimento vinicolo siciliano. Con l'ambizioso progetto "Planeta Terra" la cantina si è anche impegnata in un importante percorso di sostenibilità ambientale, volto a definire un protocollo eco-compatibile da comunicare non solo alle realtà produttive, ma anche al consumatore. Sarebbe impossibile rappresentare una regione così sfaccettata partendo da una sola zona di produzione. Per questo motivo la cantina Planeta possiede sei diverse tenute in sei diverse zone della Sicilia: Sambuca di Sicilia e Menfi (Agrigento), Vittoria (Ragusa), Noto (Siracusa), Castiglione di Sicilia (Catania) e Capo Milazzo (Messina). Da terreni e condizioni climatiche così differenti non possono che nascere vini totalmente diversi, che raccontano anime diverse della stessa regione: così Planeta può affiancare vitigni tipici come il Carricante o il Fiano ad ottimi Chardonnay o Cabernet Sauvignon, in modo da raccontare la storia e le tradizioni di tutta la Sicilia, portando nel bicchiere la poesia e l'ammaliante bellezza di questa terra che trasmette ai vini caratteristiche sfaccettate e allo stesso modo affascinanti.
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La storia della cantina Poliziano inizia nel 1961, quando Dino Carletti acquista 22 ettari nel comune di Montepulciano e si pone l'ambizioso obiettivo di produrre vino di qualità. I primi anni procedono a corrente alternata, nonostante la sconfinata passione e alcuni segnali incoraggianti. Un momento importante nella storia di Poliziano è rappresentato dalla fine degli anni '80, quando Federico, figlio di Dino, assume il comando della cantina, proponendo una filosofia di produzione innovativa e moderna. L'aiuto di Carlo Ferrini e di Maurizio Castelli si rivelano fondamentali in questa trasformazione e permettono alla cantina Poliziano di raggiungere ben presto grandi risultati. Il coraggio e la creatività di Federico Carletti hanno permesso a Poliziano di divenire oggi uno dei nomi più apprezzati della Toscana, con bottiglie di assoluto valore premiate da numerosi riconoscimenti. L'Asinone è il nome più rappresentativa di tutta la produzione, ma si inserisce in un pregevole ventaglio di bottiglie che elevano ancor di più la zona di Montepulciano a culla del vino, una culla che deve molto proprio al nome Poliziano.
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Nel 1974 Giuseppe Castiglioni, proprietario di un’azienda in Messico, acquistò un terreno chiamato Vigna della Querciabella, poiché vi si ergeva un quercia imponente; e la casa annessa per farne il proprio luogo di ritiro e riuscire a produrre un po’ di vino per sé e per i suoi amici. Da quella prima idea si è poi sviluppato un progetto che ha portato la cantina Querciabella a primeggiare nel panorama vitivinicolo Toscano. Passeggiare tra i vigneti di proprietà della cantina quando sono in fiore significa immergersi in un’immensità di colori e profumi. Attraverso l’agricoltura biodinamica, fortemente voluta da Sebastiano, figlio di Giuseppe, si riescono a produrre vini dotati di notevole intensità olfattiva e dalla carica acida che permette un lunghissimo invecchiamento. Il vitigno principe della cantina è il Sangiovese, che è coltivato nella maggior parte dei vigneti, accanto ai vitigni internazionali quali il Merlot, il Cabernet Sauvignon, lo Chardonnay e il Pinot Bianco, che hanno trovato un terroir ideale per il loro sviluppo. Le etichette prodotte sono davvero interessanti : sia per aromaticità che per carattere sono vini unici e potenti pur mantenendo sempre la loro eleganza e il loro equilibrio.
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E' quasi incredibile credere che Romano Dal forno riesca continuamente a proporre vini eccezionali, di grandissima struttura tannica, dalla equilibrata acidità, di una morbidezza davvero superlativa. Eppure è proprio così, vendemmia dopo vendemmia, continua a stupirci. Romano Dal Forno nasce nel 1957 a Capovilla, a pochi chilometri da Illasi. Proprio in questa terra, dove il vino più che un prodotto è una filosofia di vita, la famiglia si prende cura dei propri vigneti da ormai quattro generazioni. La svolta per la sua vita e per il suo lavoro avvenne a 22 anni, quando conobbe Giuseppe Quintarelli, che divenne per lui una guida illuminante: gli aprì gli occhi a un nuovo modo di produrre vino e di impiantare vigneti, facendogli capire l’importanza di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. I primi tempi furono caratterizzati da non poche difficoltà, ma l'unione della famiglia e il contributo dei figli di Romano, Marco, Luca e Michele, hanno portato la cantina a diventare in breve tempo un punto di riferimento assoluto nella compagine mondiale del vino. Da anni, grazie all'impegno di tutta la famiglia, l'azienda ha raggiunto standard ineguagliabili, nel perseverante intento di offrire emozioni e piaceri unici a chiunque beva un prodotto Dal Forno. Una cantina che racconta un territorio e le sue tradizione: un punto di riferimento assoluto per l'Italia del vino.
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Situata nel centro storico di Jerez de la Frontera, la città andalusa posta a cavallo fra il Mar Mediterraneo e l'Oceano Atlantico, la Sánchez Romate Hnos produce da oltre un secolo uno dei Brandy più celebri del mondo: il Cardenal Mendoza, che trae il suo nome da quel Cardinal Pedro Gonzáles de Mendoza (1423 – 1495) che tanto favorì Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio di scoperta del Nuovo Mondo. Il Cardenal Mendoza, Brandy di Jerez della categoria Solera Gran Reserva – il top della produzione spagnola, è ancora prodotto in quantità limitate, esattamente come un secolo fa. Ancora oggi ogni bottiglia viene sigillata a mano prima di essere confezionata. Distribuito nei cinque continenti, il Cardenal Mendoza è Fornitore Ufficiale della Casa Reale di Spagna, della Camera dei Lord d'Inghilterra e della Città del Vaticano.
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La cantina Sartarelli è attiva dagli anni ’70 ed è situata nel cuore della storica area del Verdicchio Castelli di Jesi, più precisamente a Poggio San Marcello, un comune nell’entroterra dell’anconetano. A metà degli anni ’60 le uve della proprietà venivano vendute ad altri produttori; soltanto a partire dal 1972 Patrizio e Donatella hanno deciso di investire sul proprio vino, creando la cantina Sartarelli. Il tutto è partito da pochi ettari e, con il passare degli anni e una crescente domanda di mercato, sono arrivati fino a 55. Nei progetti futuri la nuova generazione dei figli Tommaso e Caterina, già stabili in azienda, vuole continuare a ingrandirsi portando avanti la tradizione e continuando a produrre vini di qualità. La parola d’ordine della cantina è Verdicchio, allevato in monocultura sui diversi terreni con conformazione ed esposizione diverse, dando origine a diversi cru con stili tutti differenti. Fin dagli inizi della loro attività la famiglia si è concentrata sui cloni del vitigno a bacca bianca. Alcuni studi recenti hanno dimostrato la presenza di ben 32 cloni differenti sui terreni di Sartarelli. La potatura e la vendemmia sono eseguite a mano. In cantina l’enologo controlla i processi: pressatura leggera, fermentazione alcolica e maturazione esclusivamente in vasche d’acciaio. Quello che basta per lasciare che il vino possa esprimere tutta la sua essenza. Il vigneto Balciana, di circa 10 ettari, è sicuramente tra le selezioni più illustri di Sartarelli. Esposto a Nord tra le colline marchigiane e influenzato dal mare, ha dato vita ad un vino emozionante, apprezzato tanto dalla critica nazionale. L’agricoltura è a basso impatto ambientale, all’insegna della sostenibilità. Soprattutto negli ultimi anni l’approccio è diventato sempre più ecosostenibile, riducendo a piccoli trattamenti di rame-zolfo e inerbimenti ambientali, in grado, così, di preservare il territorio e mantenere un alto tasso di sostanza organica. Insomma Sartarelli è per chi ama il Verdicchio e per chi vuole provarlo nelle sue diverse sfumature.
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Era il 1965 quando Mario Schiopetto, di ritorno da un viaggio per le cantine di tutta Europa, fonda, da autodidatta, la sua cantina, prendendo in affitto degli antichi edifici dalla Curia arcivescovile di Gorizia. Sin da subito si impone come uno straordinario esempio di efficienza, tecnologia e sensibilità: alcune sane pratiche di cantina da lui inaugurate sono divenute routine per tutti i produttori di qualità, come l’abbandono dei vecchi contenitori in legno, l’infittimento del sesto d’impianto del vigneto, l’introduzione di ambienti a temperatura controllata in cantina. Anche dopo la morte del suo carismatico fondatore, vero e proprio padre dell’enologia moderna friulana, la cantina Mario Schiopetto ha consolidato la sua eccellenza, confermandosi un modello di eleganza, chiarezza e affidabilità sotto la guida dei figli Carlo, Giorgio e Maria Angela. I vigneti della cantina Schiopetto sono spettacolari e possono vantare filari di viti molto vecchie: 22 ettari nel Collio che circondano la cantina e altri 8 nella zona di Oleis. Le tecniche di coltivazione si attengono a criteri che prevedono una grande attenzione a ridurre gli impatti ambientali: minimo utilizzo di prodotti chimici, sperimentazioni naturali contro agenti patogeni, sovesci per l’apporto di azoto. La cantina Mario Schiopetto produce oggi circa 200.000 bottiglie l’anno e una gamma di vini autoctoni d’eccellenza che comprende 6 vini bianchi e 2 rossi. Si tratta di vini tipici, pluripremiati, strettamente legati al terroir, esempi di grande definizione aromatica, precisione tecnica e ricchezza espressiva.
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La cantina di Sergio Mottura sorge in un territorio ricco di risorse naturali: è delimitata ad ovest dalle colline e dai calanchi argillosi di Civitella d'Agliano e ad est dalla pianura umbra bagnata dal Tevere. Ci troviamo in provincia di Viterbo, in una zona vocata alla viticoltura sin dal 1292, come attestano i registri del catasto di Orvieto. La cantina appartiene dal 1933 alla famiglia Mottura ed è gestita dagli anni Sessanta da Sergio Mottura, che ha voluto allo stesso tempo salvaguardare il patrimonio naturalistico e modernizzare la struttura sia per quanto riguarda i nuovi impianti sia per quanto riguarda le attività in cantina. Ad oggi il vigneto ricopre 36 ettari e si sviluppa su terreni vulcanici ricchi di minerali. Ad essere privilegiate sono le varietà autoctone, come il Grechetto, il Procanico, il Verdello e il Drupeggio. La selezione dei cloni più adatti alla vinificazione e la loro coltivazione per lungo tempo nello stesso ambiente ha portato ad una selezione naturale delle specie che meglio si difendono dagli agenti patogeni locali, permettendo l’eliminazione dei pesticidi. La filosofia della cantina Mottura è all’insegna di un uso responsabile delle risorse naturali: coltiva infatti le proprie viti secondo i parametri dell’agricoltura biologica. Questo spiega anche la scelta di utilizzare l’istrice come simbolo della cantina: esso infatti è un animale che vive esclusivamente dove c’è equilibrio ecologico. Per questo i vini di Sergio Mottura garantiscono forte territorialità, qualità e rispetto per l’ambiente.
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La cantina Siro Pacenti nasce nel 1970, anno in cui furono impiantati i primi vigneti, tutt’oggi in produzione. Attualmente appartenente e gestita da Giancarlo Pacenti, l’azienda è situata nell’areale nord di Montalcino, e al momento dispone di circa 22 ettari vitati, i quali ospitano esclusivamente uve Sangiovese, varietà che a Montalcino incontra la sua massima espressione in purezza, nel Brunello. Sfruttando le migliori e più avanzate tecnologie in ambito enologico, l’impresa vinicola Siro Pacenti può contare su una moderna cantina, dove però tradizione e conoscenze acquisite non vengono mai in secondo piano. Ecco così nascere vini eleganti, profumati e di spiccata personalità. Etichette, quelle che portano il nome di Siro Pacenti, figlie di una perfetta unione tra natura e sapere umano; vini frutto di dedizione, esperienza e amore per la propria terra e per il proprio lavoro.
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L'azienda agricola Sotto le Stelle è nata con l'obbiettivo del benessere dell'uomo e dell'ambiente, aumentando la consapevolezza alimentare; la sostenibilità del territorio è favorita dalla produzione di alimenti biologici e mantenendo la biodiversità della zona. Quest'azienda ha compiuto una decisione molto difficile, ha scelto di non utilizzare derivati dal latte e dalle uova, causa di molte reazioni allergiche e intolleranze, ma promette ai propri clienti di utilizzare sempre la materia prima di migliore qualità e avvalersi di ottime ricette in continua evoluzione.
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La cantina di Stefano Amerighi è una grande eccellenza italiana, nata dall'amore e dal desiderio di produrre vino di alta qualità, rispettando l'ambiente utilizzando tecniche artigianali antiche. Dopo aver posto le fondamenta dell'azienda, in attività dal 2002 e aggiudicatasi un immediato successo, su principi biodinamici, Stefano ha elaborato un più ampio progetto di agricoltura sostenibile. Tutte le caratteristiche di autenticità e trasparenza si ritrovano nel vino simbolo della produzione della cantina – il Syrah. Vino da secoli appartenente alla produzione Amerighi, Stefano ha voluto ripristinare la produzione alla maniera dei suoi antenati, con la pigiatura coi piedi e con le potature e le lavorazioni del terreno in relazione alle fasi lunari. L'azienda è situata in una zona di Cortona denominata Poggiobello di Farneta, circondata da morbide colline e soleggiata a sud e a sud-ovest. La scelta della località non è stata casuale, ma in conformità con le caratteristiche uniche di un territorio unico: Stefano ha svolto, infatti, diversi studi geologici e climatici per individuare il luogo ideale per gli epigoni delle selezioni di Syrah provenienti dalla Valle del Rodano. Il ritmo e i sapori della natura sono assecondati ed esaltati, cogliendone i preziosi grappoli color rubino da cui ricavare un vino di pregiatissimo valore.
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Dal 2003 alla Tenuta Strasserhof il giovane viticoltore Hannes Baumgartner produce e stocca personalmente nella cantina i suoi vini. Tra i “cavalli di battaglia” della produzione predominano i vini bianchi della Valle Isarco quali Müller Thurgau, Grüner Veltliner, Sylvaner, Kerner, Riesling, Sauvignon e Gewürztraminer; oltre al vino rosso Zweigelt. I 5,5 ettari di vigneti situati a una quota media di 680-750 metri offrono le condizioni ideali per vini qualitativamente pregiati dal sapore inconfondibile. La posizione soleggiata rivolta a sud-ovest di cui godono le viti di età compresa tra i due e i 45 anni, nonché la composizione del terreno leggermente sabbioso e ghiaioso, conferiscono ai vini bianchi una freschezza sofisticata dalle note fruttate. Situata sopra l’abbazia di Novacella in Alto Adige, la tenuta è una delle aziende vinicole più settentrionali d’Italia.
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La cantina Suavia ha una storia che si svolge tra mura e vigneti in cui si respira un’atmosfera di autentico amore per il vino. Situata a un’altezza di circa trecento metri, sulle colline veronesi del Soave, la cantina gode di terreni vulcanici ed è giunta alla quarta generazione di tradizioni artigianali altamente specializzate. Il nome Suavia rispecchia la preziosa eredità giunta fino ai nostri giorni dal Medioevo, essendo proprio l’antico nome del piccolo borgo sito tra le viti e gli ulivi del territorio del Soave, dove la famiglia si insediò nel 1800. A partire dal 2001, sotto la guida del padre, le quattro sorelle della famiglia Tessari, Arianna, Meri, Valentina e Alessandra, hanno iniziato un’avventura focalizzata sulla qualità e sulla unicità delle uve bianche del Trebbiano di Soave e della Garganega, dedicandosi ad esse con una passione e, al tempo stesso, con una devozione assolute. Questi vitigni crescono da secoli nel territorio del Soave e negli ultimi anni sono stati ampiamente studiati dalla cantina in collaborazione con l’università di Milano: essi incarnano una professione che è stata portata avanti con il cuore e le mani della famiglia, risalendo infatti alla generazione dei nonni delle quattro sorelle. Alla base del successo dei vini Suavia vi è l'unione tra il lavoro dell’uomo e il lavoro della natura, i cui eventi sono fondamentali per la produzione vinicola. Vengono seguite attentamente le fasi lunari, così come si accolgono le nevicate per evitare trattamenti superflui all’uva e al terreno. I vini della cantina Suavia sono il frutto di giornate all’aperto di duro lavoro e di nottate di festa e di pace: ogni anno sono impreziositi da caratteristiche mai uguali, ma il loro timbro è inconfondibile e rappresenta uno spirito carico di passione e un terroir antico e unico al mondo.
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Suntory è la principale azienda produttrice di whisky giapponese, stimata nella sua terra natia e al di là dei propri confini. La sua origine risale al 1923, epoca in cui Shinijro Torii costruì la prima distilleria di whisky di malto del Giappone nei pressi della capitale Kyoto. La sede venne scelta per le ottime condizioni ambientali, affini a quelle di tradizione scozzese, che era in grado di offrire per l’invecchiamento dei distillati: acqua cristallina, climi diversificati ed elevata umidità. I whisky Suntory rispecchiano la filosofia giapponese di umiltà, armonia e precisione. Sul sito della compagnia compare una frase che racchiude questi principi: "The art of whisky-making must always follow the art of nature", l’arte della produzione del whisky deve sempre seguire l’arte della natura. In altre parole, gli artigiani giapponesi del whisky non aggiungono e tolgono niente alla perfezione della natura, lavorando in armonia con essa e cogliendo la bellezza di ogni singolo ingrediente. La qualità, prima di tutto, colpisce chi si appresta a incontrare la filosofia Suntory: gli eredi del fondatore Torii hanno proseguito la tradizione artigianale nel rispetto e nell’amore per la natura, facendola diventare un rituale sacro. I processi di fermentazione e invecchiamento costituiscono il cammino verso la perfezione qualitativa, che sta alla base di whisky dalla struttura equilibrata e morbida, attorniata da dolci bouquet aromatici. Oltre ad aver collezionato diverse medaglie per i propri whisky in competizioni internazionali, per la quarta volta, la distilleria è stata premiata nel 2014 con il titolo di “Distiller of the Year” nella ISC, una conferma del suo valore raro e pregiato.
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La Tenuta di Castellaro ha la propria sede in località Quattropani, il borgo più alto dell'isola di Lipari. Il proprietario della tenuta è Massimo Lentsch, imprenditore bergamasco che, innamorato della Sicilia e del vino siciliano, produceva già vino a Ragusa, ma in seguito ad una vacanza a Lipari, ha intuito l'alta potenzialità di questo terroir ed ha creato questa nuova Azienda. La tenuta si compone di diversi appezzamenti sparsi su tutta l'isola: Vigna Maggiore, Lisca, Lisca Alta, Caolino e Gelso sono le principali. La superficie maggiore è sita in località Castellaro e da questa vigna prende il nome la Tenuta. Si tratta in totale di una ventina di ettari, posti in località impervie, da cui si gode un panorama mozzafiato sulle altre isole dell' Arcipelago, ma solo nove dei quali oggi sono vitati. Un evento molto importante è stato il fortunato incontro di Massimo con l'enologo Salvo Foti, fondatore del Consorzio dei Vigneri, che ha messo la sua esperienza pluriennale di produzione di vini nelle Eolie al servizio della nuova cantina. L'obbiettivo del Consorzio dei Vigneri è quello di produrre vini d'eccellenza nel pieno rispetto della natura e delle tradizioni isolane, come ad esempio la coltivazione ad alberello delle barbatelle con un tutore di legno di castagno, che si tramanda su quest' isola fin dall'antichità. Nel 2013, dopo quattro anni di lavoro, a Lipari è stata inaugurata la cantina della Tenuta, con una solenne cerimonia a cui, oltre alle autorità locali, ha presenziato anche una delegazione di operatori giapponesi. E' la più grande cantina delle Eolie, modernissima con bassissimo impatto ambientale, tutta orientata alla produzione naturale del vino, dove il processo di vinificazione avviene per semplice caduta, senza ausilio di pompe, dove i mosti fermentano su lieviti autoctoni e dove il raffreddamento è ottenuto in maniera naturale attraverso una torre del vento ed altre energie alternative naturali. Nei terreni di origine vulcanica ricchi di pomice ed ossidiana hanno trovato un habitat eccezionalmente favorevole vitigni quali la Malvasia di Lipari, il Corinto, il Carricante, il Nero d'Avola ed altri vitigni autoctoni ed i vini prodotti, quasi un omaggio alla natura del terreno, portano nomi di pietre; fra tutti si segnalano il Bianco Pomice ed il Nero Ossidiana, entrambi blend di vitigni vari sapientemente assemblati, per darci dei vini assolutamente straordinari ed importanti, che hanno varcato in brevissimo tempo i confini della Sicilia e dell'Italia, per giungere fino in Giappone, in Australia e negli Stati Uniti.
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Un casale antico immerso in una delle zone più remote e prestigiose dell’areale di produzione del Montalcino: in Frazione Castelnuovo dell’Abate, tra il fiume Orcia e il Monte Amiata. La storia di Tenuta di Sesta inizia nel periodo che segna l’espansionismo del dominio senese nel territorio toscano e si lega precisamente nel 1850 alla famiglia Ciacci, ancora attualmente alla guida. Giuseppe presentò le prime etichette sul mercato nel 1966, inserendosi così nell’elenco delle aziende storiche del comprensorio ilcinese. Oggi è Giovanni, insieme ai figli Andrea e Francesca a supervisionare il presente e il futuro di Tenuta di Sesta, animato dalla stessa ambizione e dalla medesima cura agronomica del padre. Tenuta di Sesta prende il nome da Pieve di Santa Maria in Sexta che sorge a margine di un’antica strada che in età etrusca fungeva da fondamentale via di comunicazione nella zona che collega Roselle a Chiusi. La terra di proprietà si estende su 200 ettari, tra bosco e seminativi, di cui 30 coltivati a vigneto, in un angolo di suggestiva bellezza paesaggistica e microclimatica. I venti freschi provenienti dal Monte Amiata, la vicinanza del fiume Orcia, il mare in lontananza, le altitudini tra i 280 e i 350 metri di altitudine, i suoli di origine eocenica, ricchi di scheletro, calcare e argilla: tutto questo concorre a dar vita a grappoli di Sangiovese perfettamente sani e maturi. La stessa qualità si riscontra nel vino finale che brilla di rara integrità, croccantezza del frutto e vena fresca e vibrante. In cantina si utilizzano da sempre botti di rovere di Slavonia di 30 ettolitri di capacità, capaci di alleggerire il tannino inizialmente graffiante dell’uva, senza in alcun modo edulcorare il sapore reale del liquido. Le etichette realizzate da Tenuta di Sesta sono quelle tipiche del territorio di Montalcino, con Rosso, Brunello e Riserva di Brunello in primo piano, seguite da tagli di Sangiovese con varietà internazionali. Tutte le piante sono allevate con il cordone speronato ma, nonostante questo sistema sia facilmente meccanizzabile, Giovanni è rimasto fedele a un approccio agronomico e operativo manuale e rispettoso del naturale equilibrio della vite. Tenuta di Sesta ha il potere di realizzare quella magica trasposizione del paesaggio ilcinese nel calice, alleggerendo lo spirito del suo bevitore sognante sorso dopo sorso.
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C’è tanta poesia e tanta storia nelle aziende che affondano le radici in un passato remoto, quando un antenato visionario gettava le basi perché le nuove generazioni, fresche e dinamiche, avessero la possibilità di esprimere le proprie idee in un presente moderno orizzonte vitivinicolo. Volontà vecchie e nuove si intrecciano, battute d’arresto e ripartenze, tradizioni con cui confrontarsi, seguire o tradire, intuizioni e ripensamenti. Ma una particolare curiosità la suscita anche l’azienda fondata dal nulla, in cui oltre alla volontà si intravede la diretta emanazione di una mente creatrice e demiurga, della quale si percepiscono in modo quasi indiscreto i percorsi e le tortuosità, potendo addirittura dedurre (magari arbitrariamente) I caratteri di una personalità. Questo viene da pensare visitando la Tenuta di Trinoro di Andrea Franchetti, duecento ettari di terreno dei quali una ventina vitati in quella campagna senese sospesa fra Orcia e Montepulciano, con l’Amiata che incombe severo e misterioso per quel drappo di nubi che ne nasconde la sommità anche in una giornata di sole discreto. Innanzitutto il personaggio: nobile (barone), romano di origine, importatore di vini italiani negli USA, invidiabile vita di chi può all’incirca quel che vuole, in questo momento potrebbe essere a Londra come in un castello di caccia in Val Gardena, come attraversando sui pedali qualche lontano paesaggio asiatico. Nel 1992 sceglie questa terra per realizzare il suo “sogno campagnolo” e decide di diventare vignaiolo, influenzato e rapito forse dalla sua passione per Bordeaux. E grazie proprio alle sue conoscenze bordolesi si consulta, si consiglia, apprende e si inventa enologo, autodidatta ma di talento. Provare per credere......
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La Tenuta Pennita sorge sulle colline romagnole che dominano il famoso borgo mediceo di Terra del Sole. La tenuta appartiene dal 1974 alla Famiglia Tumidei e da sempre i terreni sono dedicati alla produzione delle uve Sangiovese. Dei 28 ettari vitati, la maggior parte è dedicata naturalmente alla coltivazione del Sangiovese di Romagna da cui si ottengono una parte del vino “Edmeo”, il “Terre DelSol” Sangiovese Doc Riserva ed il “La Pennita” Sangiovese Doc Superiore. La produzione si concentra anche su un ottimo Olio che di anno in anno riceve premi e riconoscimenti.
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Tenuta San Guido e Sassicaia sono due simboli del made in Italy in campo vitivinicolo, conosciuti e stimati in tutto il mondo. Per creare un mito è sempre necessaria una grande storia alle spalle. Quella della Tenuta San Guido inizia negli anni '20, quando Mario Incisa della Rocchetta, studente all'università di Pisa, ha il grande sogno di realizzare un grande vino, nel solco dei grandi rossi di Bordeaux. Dopo molteplici tentativi, si giunge alla decisione di piantare Cabernet, proprio per la somiglianza tra il terreno della Toscana e del Graves, nel Bordeaux, da qui nasce il nome Sassicaia , proprio dal carattere sassoso del luogo in cui sono coltivate le vigne.
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La Tenuta Ulisse è una delle più acclamate cantine abruzzesi ma anche tra le aziende leader a livello italiano. Situata nel piccolo borgo di Crecchio, un paese tra l’azzurro del Mar Adriatico e i contrafforti rocciosi della Maiella dove si erge maestoso il Castello Ducale del XI secolo. In questo contesto due giovani fratelli, Antonio e Luigi Ulisse, hanno voluto garantire continuità all’azienda di famiglia iniziata nei primi anni del 1900 con la stessa passione e dedizione del nonno Antonio ma con lo sguardo rivolto al futuro. Grazie ai due fratelli Antonio e Luigi, precursori assoluti in tema vinificazione innovativa, la Tenuta Ulisse è salita sulla ribalta nazionale ed internazionale come grande esempio di successo in una regione che, per molti anni, era bloccata in un modello di vinificazione tradizionale. Oggi la Tenuta Ulisse è considerata uno dei marchi simbolo del rinascimento enologico dell’Abruzzo.
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Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari
La Famiglia Folonari opera nel settore vitivinicolo sin dalla fine del 1700. Nel 1825 l’attività familiare diventò la ‘Fratelli Folonari’ azienda interamente di proprietà la cui missione era di sviluppare, produrre e distribuire i migliori vini italiani nel mondo. Nel 1912 Italo Folonari, il nonno di Ambrogio Folonari, con il fratello Francesco, comprò l’azienda Ruffino, conosciuta al tempo per il Chianti caratteristicamente confezionato in fiasco.
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Perda Rubia nasce nel lontano 1949 da un’idea del comm. Mario Mereu che, tra i primi in Sardegna, intuisce le potenzialità del tradizionale vitigno Cannonau, coltivato nel territorio dell’Ogliastra fin dai tempi remoti. Il vino Perda Rubia, prodotto nella storica cantina di Cardedu, sia con uve proprie, sia con uve apportate dai contadini locali, si fa rapidamente apprezzare anche al di fuori dei confini dell’isola, conquistando la ribalta internazionale.
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Terre Bianche è una cantina di riferimento nel panorama enologico della Riviera Ligure, da cui nascono vini territoriali e di alta qualità. Fu fondata a Dolceacqua nel lontano 1870 da Tommaso Rondelli, uno dei primi vignaioli a scommettere sulle grandi potenzialità del vitigno autoctono del territorio, il Roccese. Portano oggi avanti questa scommessa Filippo Rondelli e Franco Laconi, attuali proprietari di Terre Bianche, e il loro impegno nella valorizzazione dei principali vini e vitigni locali è stato riconosciuto e premiato. I vigneti della cantina Terre Bianche sorgono a 400 m di altitudine e sono 4, ciascuno con caratteristiche uniche per esposizione, geologia e storia: Terrabianca, caratterizzata da terreni argillosi bianchi, ha dato il nome alla cantina; Arcagna, dove i ceppi sono più vecchi e i suoli sono composti da marne e sedimenti sabbiosi; Scartozzoni, caratterizzato da rocce e argilla rossa; infine Aurin, dove le vigne sono circondate da boschi di pini e macchia mediterranea con una vista mozzafiato sulla valle Nervia. I vitigni allevati sono il Rossese, il Pigato e il Vermentino: il primo per lo più ad alberello, mentre gli altri due a guyot. I vini della cantina Terre Bianche nascono da alcuni dei cru più vocati della Liguria. Parliamo di vini intensi, eleganti, morbidi e fruttati, autentiche espressioni del territorio di Dolceacqua.
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La cantina Toros ha sede a Cormons, nel cuore del Collio Fiulano, una zona di colline a cavallo fra il Friuli e la Slovenia molto vocata alla viticoltura grazie al clima e alla qualità del terreno. Infatti, le Prealpi Giulie a Nord, che frenano i flussi di aria fredda settentrionali, il non lontano mar Adriatico che contribuisce a limitare le escursioni termiche, sia giornaliere che stagionali,e il terreno, costituito da marne e arenarie, hanno creato questo terreno ideale. La famiglia Toros si è insediata a Novali all’inizio del secolo scorso e da allora varie generazioni si sono succedute alla guida dell’azienda. La vecchia cantina, completamente abbracciata dai vigneti di proprietà, si trova a Novali, in un vecchio fabbricato che in origine era adibito a stalla, in tempi più recenti Franco l'ha completamente ristrutturata, dotandola di moderne attrezzature e scavando nelle colline di Novali un ampio locale per collocarvi i carati in rovere, al riparo dagli sbalzi termici. La gamma dei vini è prodotta dai vitigni tipici della regione, ma i tre vini più interessanti sono il Tocai Friulano, fine e delicato, il Pinot Grigio ed il Pinot Bianco, due vitigni oramai classici della zona dove il nome Pinot sta per “piccola pigna”, che, se sapientemente vinificato, si trasforma in uno dei più grandi vini al mondo. I vini della Cantina Toros hanno varcato con successo i confini dell'Italia, guadagnandosi meritati riconoscimenti nazionali ed internazionali.
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Cantine Valenti nasce nel 2004, dalle ceneri di un’antica distilleria. È la realizzazione del sogno di Giovanni, Francesca e Alessandro, il frutto dell’amore per Catania e per l’Etna, terra ricca di storia, di sapori, di emozioni. È l’impegno di un’intera famiglia che ha messo insieme antico e moderno, metodi di produzione sostenibili e conoscenza del proprio territorio. È una storia di passione per il vino e di dedizione alla qualità che continuino a scrivere ogni giorno, tra i sentieri dei loro vigneti. Cantine Valenti sorge a Passopisciaro, frazione di Castiglione di Sicilia, zona conosciuta per la produzione di ottimi vini Etna DOC. I' obiettivo è produrre vini di qualità, in modo sostenibile. Per questo, la produzione viene anticipata da un’attenta analisi della vocazione di ciascun territorio, mentre tutte le lavorazioni avvengono in regime biologico, senza l’utilizzo di prodotti chimici, sia nei nuovi impianti a controspalliera con potatura, cordone speronato e guyot, sia nei vecchi sistemi ad alberello. L’azienda si estende su oltre 30 ettari di terra, la maggior parte dei quali coltivati a vigneto. Una piccola parte è riservata al nostro uliveto, da cui viene prodotto il Monte Etna DOP, un pregiato olio extra vergine d’oliva. È nei vigneti che si concentra maggiormente il lavoro. Non si sono mai abbandonate le antiche tradizioni contadine etnee: si continua a lavorare la vigna con la zappa ed ad effettuare manualmente tutti i lavori che si susseguono durante l’anno, dalla potatura alla stralciatura, dalla legatura ai condizionamenti alle defogliazioni, fino alla raccolta. La vendemmia impegna per un periodo piuttosto lungo che dura circa due mesi, dal momento che la vigna di ogni contrada presenta caratteristiche molto diverse. La raccolta viene quindi programmata a seconda della maturazione delle vigne, dalla più precoce alla più tardiva, a seconda della varietà, dell’altitudine e del tipo di lavorazione cui deve essere sottoposta l’uva. Si comincia a metà settembre, con la raccolta del Nerello Mascalese e si termina tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, con la raccolta del Carricante. I grappoli, raccolti a mano, vengono trasportati in cantina dentro cassette di 20 kg ciascuna, entro un’ora dalla raccolta. Il segreto della qualità dei vini Valenti è racchiuso nella cura dei vigneti. Le viti non vengono mai sfruttate, anzi: vengono trattate con estrema cura, selezionando soltanto i grappoli migliori.
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Imbianchino dallo spiccato accento piceno e dal carattere “schietto”, Valter Mattoni ha deciso dal 2000 di trasformare la sua passione per il buon bere in un suo vino personale, stabilendo una cantina a Castorano. Il suo è un vino di carattere, intrigante e sincero come le persone di provincia e prodotto con metodi bio in appena 6000 bottiglie annue. Valter, per gli amici “roccia”, possiede vecchie vigne su terreni argillosi e alluvionali, alcune di oltre 50 anni, a 300 metri di quota sulle dolci colline dell’ascolano con vista mare. Le vigne si trovano in una delle zone più favorevoli e ben esposte delle Marche ed ospitano uve montepulciano da cui si vinifica uno dei suoi prodotti migliori, l’Arshura. Prodotto fin dagli inizi della sua avventura, la parola rimanda ad una sete atavica, come la passione per il vino della famiglia Mattoni o forse proprio per la sete d’uva che caratterizza la personalità di Valter. Ad ogni modo, l’Arshura è un gioiello che non vi toglierà la sete, perché dopo un bicchiere ne vorrete ancora un altro, poi un altro ancora. Montepulciano emozionante ed ispirato, non modaiolo, nato a quattro mani con l'aiuto dell'amico Marco Casolanetti (Oasi degli Angeli),al naso è fruttato e speziato con note di carruba, tabacco e china, mentre al gusto è indomito, ma con agilità e grazia. Vini personali e di qualità per chi è alla ricerca di un prodotto originale e dal carattere sincero. Oltre ad Arshura montepulciano 100%, Valter produce anche un sangiovese e un trebbiano, vini tutti da provare!
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Quella notte pioveva, il mare era in tempesta. Eravamo io, Gil, Roger ed il grandissimo Jefferson, il nostro capitano. La nave sembrava abbandonarci in balia delle onde, parlavamo delle nostre avventure, non vedevamo l’ora di arrivare in Italia, quel paese fantastico, per rilassarci e ripartire per il grande continente. Un’onda pazzesca o forse un drago marino, non so se esiste, picchiò un colpo micidiale e io ed i miei amici ci ritrovammo sul ponte. Non riuscimmo a resistere a quel drago che fu fatale, pensavamo di non farcela. A salvarci fu quel vecchio baule che avevamo sulla nave. Dopo una nottata in mare, Jefferson capì, non so come, che eravamo vicini alla terra. Gil pregava, non so cosa diceva nella sua disperazione… Certo la voglia di vivere era tanta. Le ultime forze sembravano abbandonarci quando all’improvviso con i miei piedi toccai il fondo, Roger gridò: “Siamo salvi!”. Stremati ci sdraiammo su quella spiaggia incantevole. Passarono non so quante ore, forse un giorno, prima del nostro risveglio. Ci ritrovammo in un paradiso, Jefferson avvertì che sarebbe stato il suo posto eterno, disse subito: “Io rimarrò qui per sempre”. Cammina cammina, come nelle favole, percorremmo agrumeti e sentieri botanici pieni d’erbe aromatiche. Lì scorgemmo un Vecchio Magazzino Doganale dove trovammo una famiglia che ci accolse. Giocondo, il proprietario, ci prese a lavorare nel suo magazzino, lui era un venditore di spezie e qualche distillato di contrabbando. Quel magazzino Jefferson lo definiva, non posso mai dimenticarlo, “La Profumeria”. Passarono anni, non so quanti, ci innamorammo di quel territorio che ci riempiva ogni giorno di sorprese, senza perdere mai quella nostra passione di bere bene. Ognuno di noi aveva la materia prima e la conoscenza per creare un proprio liquore. Io non ci riuscii mai, ma loro si.
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Vie di Romans non è una cantina qualunque, bensì è una tra le aziende vitivinicole italiane più riconosciute e apprezzate a livello internazionale, senza dubbio per merito dell’impegno della famiglia Gallo, che appartiene al mondo della vite e del vino da oltre un secolo. Con passione e con grande dedizione nel lavoro, l’azienda, dal 1978 è condotta da Gianfranco Gallo, il quale operando coraggiose e audaci scelte, è riuscito ad affermare in tutte le etichette uno stile qualitativo di grande personalità. Partendo dalla profonda conoscenza dell’ambiente, Vie di Romans è stata una tra le primissime aziende a valorizzare ed esaltare il concetto di cru. Basandosi sulla consapevolezza che ogni vigneto gode di piccole ma importanti diversità, la cantina goriziana sfrutta proprio queste diversità, trasformandole in un preziosissimo patrimonio in grado di offrire ai vini inediti insiemi di sfumature organolettiche. Con la ferma convinzione che l’altissima qualità dell’intera gamma sia irriproducibile in altri contesti, tutte le bottiglie che escono dalla cantina sono contrassegnate, oltre che con il nome del vitigno, anche con quello del vigneto di derivazione: altro segno di una grande e profonda attenzione per il terroir. Tutto comincia, quindi, dal lavoro tra i filari, dove ogni scelta agronomica è pensata per avere i più alti livelli qualitativi nei grappoli, per cui a un’alta densità d’impianto corrisponde una inversamente proporzionale produzione per pianta. In cantina si parte da quello che è il massimo rispetto per la materia prima, cosicché la mano dell’uomo diviene interprete di ciò che la stagione e il territorio hanno saputo creare nel frutto. Il risultato di tutto questo è dato da etichette semplicemente straordinarie. Dallo Chardonnay “Vie di Romans” al “Ciampagnis”, dal “Dessimis” Pinot Grigio ai Sauvignon “Pierre” e “Vieris”, passando per il Friulano “Dolee” e per la Malvasia “Dis Cumieris”, senza ovviamente tralasciare “Flor di Uis”, “Dut Un” e “Mauris”: vini mitici.